Sondo bianco in un cerchio blu. Scritta grigia "Scelta Civica", un tricolore stilizzato e poi lo slogan "Con Monti per l’Italia". La lista Monti (unica al Senato, con altre due - Udc e Fli - collegate alla Camera) nasce in salone dell’Hotel Plaza, a due passi dai Palazzi della politica vuoti in questi giorni festivi e mentre in una affollatissima via del Corso, fuori, la gente sembra presa più che altro dai saldi appena iniziati. Monti fronteggia con un certo imbarazzo lo stuolo rumoroso e un po’ rissoso di cameramen e fotografi che si litigano la scena del drappo rosso fatto scivolare dal pannello su cavalletto che ritrae l’atteso simbolo. Liberatorio arriva l’applauso dei sostenitori mescolati con i giornalisti, con in prima fila gli uomini di Italia Futura, il ministro Andrea Riccardi e Andrea Olivero.
«Non è nato il partito Monti, ma un tentativo di avvicinare un po’ di più cittadini alla politica e, col tempo, mettere in moto una politica un po’ più capace di risolvere problemi dei cittadini. Questa è la risultante dell’esperienza, molto sofferta in me, di quest’anno», dirà poi Mario Monti a Otto e mezzo su La7, in serata. L’obiettivo della sua coalizione - aggiunge, incalzato da Lilli Gruber - è arrivare a un governo Monti bis». Non farebbe il ministro dell’Economia di un altro premier, «a meno di non condividere il 98 per cento della sua politica. Spero di trovare a destra e a sinistra forze non populiste che vogliano le riforme». Ammette di aver usato una frase «infelice» proponendo si «silenziare» le voci più estreme, ma - ricorda - anche Stefano Fassina lo ha usato «nel suo blog nei confronti del grillismo».
In trasmissione evita di commentare gli esiti di un sondaggio per La7 che stimano già al 16 per cento i consensi con un potenziale del 25 per cento. Smonta però con una simpatica battuta il dato meno favorevole del 57 per cento sfavorevole alla sua "salita" in politica, assicurando che ne fa parte anche la sua famiglia che lo ha a lungo sconsigliato.
Esclude poi di aver debordato in Rai: «Spero si pubblichino presto i dati. Ho una lunghissima lista - avverte - per quanto riguarda il mio predecessore», e nega che gli sia stata vietata "Domenica in", dove d’altronde era già andato Silvio Berlusconi. D’altronde, per farsi conoscere sembra escludere lo strumento del comizio: «Non chiedetemi troppo», se la cava con un’altra battuta, dicendosi invece disponibile a un confronto a tre.
Telegrafica invece era stata la sua comunicazione in conferenza stampa, con la scelta, stavolta, di non rispondere al alcuna domanda: «Il 23 dicembre - aveva ricordato - ho annunciato di voler verificare se c’era un interesse ampio e credibile alla mia iniziativa, il 28 ho constatato che questo interesse c’era, e oggi posso annunciare la sua configurazione. Alla Camera «ci sarà una lista della società civile senza parlamentari, una dell’Udc (immagino col nome di Casini), una di Fli (immagino col nome Fini)», aveva spiegato il premier uscente precisando che il simbolo per il Senato (dove la lista a suo sostegno sarà unica) è identico ma senza la dicitura "Scelta civica".
«Nei prossimi giorni» invece sverranno divulgati i paletti per le incandidabilità. Saranno tenuti tutti e senza distinzione di lista», assicura il Professore, e riguarderanno - senza la possibilità di alcuna deroga - condanne e processi in corso, conflitti di interesse e il codice deontologico antimafia. Per quanto riguarda invece i limiti legati all’attività parlamentare pregressa, Monti concede un massimo di due deroghe per ciascuna lista, ma non indica ancora quale sarà il limite in anni o mandati che non si potrà superare.
Ma nessuna polemica, anzi un grazie per «l’apporto e l’entusiasmo di Italia Futura, di Montezemolo, Casini, Fini, del ministro Riccardi e di tantissime espressioni della società civile».