Nel programma elettorale di Monti guadagna centralità la famiglia. L’affermazione, netta, è arrivata ieri sera durante la trasmissione "Lo spoglio", condotta da Ilaria D’Amico su
Sky: «Il mio pensiero è che la famiglia debba essere costituita da un uomo e una donna, e ritengo necessario che i figli crescano con una madre e un padre». È un «no» personale ai matrimoni e alle adozioni gay scandito all’interno di un movimento politico, il suo, «in cui ci sono forme pluralistiche». Il premier accompagna poi il suo chiarimento con un rinvio al Parlamento come luogo in cui eventualmente si possono «trovare strumenti per altre forme di convivenza».È l’inizio di un dibattito che diventerà cruciale nelle prossime settimane. Un dibattito che riguarda i valori, ma che incide concretamente anche sulle politiche economiche e sociali. Già, perché tutte le coalizioni, in questa fase, devono stendere le loro ricette e, a prescindere dalle ideologie, non possono ignorare il grido di dolore che viene dalle famiglie in carne e ossa che ancora reggono l’intelaiatura del Paese.I dati parlano chiaro. Più hai figli, più sei povero. Se di bimbi in casa ce ne sono tre, ad esempio, c’è una possibilità su dieci di essere poveri «assoluti». Cioè poveri veri, non immaginari, con difficoltà a mettere insieme un pasto completo, un minimo di riscaldamento, qualche vestito decente. E c’è una probabilità su tre di dover sostenere piccole grandi privazioni. Non si parla di "sfizi", ma di beni ai limiti dell’essenziale. Tutto documentato dall’Istat. Numeri - giusto alcuni - certamente ammassati sia sulla scrivania di Monti sia su quelle di Bersani, Berlusconi, Ingroia, Grillo. E con i quali ora bisogna fare i conti in via prioritaria.Prima ancora che Monti si esprimesse sul piano dei principi, Scelta civica aveva già iniziato a muoversi nelle ultime ore sul terreno fiscale. Ieri si sono tenuti diversi "tavoli di lavoro". Presenti Ichino, Della Vedova, Olivero, Dellai, Baldassarri, Lanzillotta, Cazzola, Calenda, Romano, Tinagli. E si è messo a tema, come annunciato, anche il "fattore famiglia", il principio (proposto dal Forum delle associazioni familiari) in base al quale il carico fiscale tiene conto non solo del reddito, ma anche dei minori presenti in casa. La posizione di Monti è ancora interlocutoria, e si può riassumere così: il "fattore" rappresenta «il punto di arrivo» di medio termine, da raggiungere attraverso
step progressivi e successivi. Quali? Ad esempio armonizzando ancora di più l’Imu ai carichi familiari. O prevedendo una politica specifica per la natalità e la fascia zero-tre anni, destinando ai servizi per la conciliazione casa-lavoro una somma strutturale ricavata dalla lotta all’evasione o da un sovraccarico fiscale sui ceti più ricchi. Ipotesi di lavoro che saranno definite entro sabato, perché domenica, nella convention di Bergamo, il professore vuole consegnare il programma completo ai 900 candidati.Analoghi ragionamenti si fanno negli altri partiti. A tutti, indistintamente, si rivolgerà sabato Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari. L’organizzazione ha pronta una piattaforma pluriennale in sette punti. Non c’è solo il "fattore famiglia". Ma anche, ad esempio, la richiesta di garanzie su libertà d’educazione e tutela della famiglia definita dalla Costituzione. «Chiederemo a tutti i leader e ai candidati di sottoscriverla. Poi faremo anche noi il
fact-checking, sia in campagna elettorale sia durante il mandato», assicura Belletti.Tornando all’agenda montiana, sembra ingarbugliata, al contrario, la ricetta sul lavoro: tutti d’accordo sulla necessità di usare la leva fiscale per creare nuova occupazione, ma la "flexicurity" predicata dall’ex senatore Pd Pietro Ichino crea qualche problema nell’anima "sociale" della squadra. I vertici di ieri hanno avuto infine un altro scopo: stabilire le norme di trasparenza per i finanziatori della campagna elettorale. Il professore vuole mettere on line nomi e cognomi.