Il Mediterraneo è davvero quel "cimitero sul mare dove tanta gente è annegata". Le parole di Papa Francesco, pronunciate in occasione della storica visita a Lesbo tra i profughi di sabato scorso, sono purtroppo una fotografia amara di quello che succede ogni giorno. Quel mare diventato una tomba per migliaia di persone. E mentre la rotta balcanica viene resa impervia da muri e divieti torna ad essere l'assai più pericoloso viaggio della speranza su imbarcazioni di fortuna l'unica via di fuga per chi sogna di raggiungere l'Europa. Complice l'arrivo della bella stagione le partenze si moltiplicano e i naufragi anche.
Ieri sera l'ultima tragedia: sei cadaveri sono stati recuperati su un gommone carico di migranti diretto verso l'Italia, che si trovava nel Canale di Sicilia, a circa 20 miglia dalle coste libiche. La Guardia Costiera, ricevuta la richiesta di soccorso domenica sera alle 17, ha inviato sul punto indicato la nave Aquarius, di 77 metri, appartenente ad una Ong. E' stato raggiunto il gommone, che, a causa del mare molto mosso, rischiava di capovolgersi.
Nel corso dell'operazione sono state salvate 108 persone, tra le quali cinque donne. A bordo secondo le prime testimonianze dei sopravvissuti c0erca 130-140 persone, motivo per cui ci sarebbero almeno una quindicina di dispersi. Sono tutti provenienti da paesi africani. Sono stati ne cessari non meno di sei trasbordi per portare i sopravvissuti al sicuro: si trovavano in condizioni di ipotermia. alcuni con difficoltà mpotoria. Due migranti sono morti perché si sono gettati in mare nel tentativo di raggiungere la nave. I migranti, trasferiti sull'Aquarius, nave dell'associazione Soso Mediterranee, hanno segnalato la presenza dei sei cadaveri, che sono stati trasferiti sulla nave e che stanno facendo rotta ora verso le coste italiane.
LE OPERAZIONI DI SOCCORSO