Di fronte all’egoismo di altri Stati membri che alzano barriere, rischiando di far saltare «la tenuta di Schengen e il principio di libera circolazione», il governo italiano rilancia e insieme bacchetta l’Austria, mettendo sul tavolo di Bruxelles un nuovo pacchetto di proposte che comprende un ambizioso piano di cooperazione coi Paesi d’origine dei migranti. Il documento si chiama
Migration compact ed è stato inviato dal premier Matteo Renzi ai presidenti della Commissione Jean-Claude Juncker e del Consiglio europeo Donald Tusk, che lo ha accolto con favore, «d’accordo a lavorare a un piano ambizioso in Ue e G7/20 sulla cooperazione con i Paesi Terzi per frenare la migrazione». Tecnicamente, il testo di 4 pagine è un
non paper, ossia un documento ufficioso che verrà distribuito al prossimo Consiglio Esteri Ue di lunedì e martedì in Lussemburgo. Nella lettera che lo accompagna, Renzi sottolinea che «la di- mensione esterna della politica migratoria» assume «oggi un ruolo fondamentale». Le proposte della Commissione Ue, che l’Italia appoggia con convinzione, d’istituire una Guardia di Frontiera e costiera europea e le comunicazioni
Back to Schengen e sulla riforma di Dublino «potranno dare risultati concreti» solo se in parallelo «la gestione dei flussi migratori passerà dalla fase dell’emergenza a quella di una più ordinata e strategica gestione», non «più sostenibile senza una cooperazione mirata e rafforzata con i Paesi terzi di provenienza e di transito». La posta in gioco è altissima: «La chiusura, talvolta non adeguatamente motivata, delle frontiere da parte di alcuni Stati - avverte Renzi – e il diffuso rifiuto di condividere gli oneri di questa sfida epocale mettono a rischio la tenuta dell’Unione». I suggerimenti dell’Italia prendono le mosse da alcune «lezioni apprese», chiedendo di proseguire nella strada tracciata da interventi come il «
Valletta action plan », gli accordi Ue-Turchia e i dialoghi a livello regionale con l’Africa (
Khartoum e Rabat processes). Il piano di proposte si basa sul pragmatismo politico del
do ut des. La Ue, nei confronti dei Paesi di partenza, potrebbe offrire: progetti d’investimento, l’emissione di «bond Ue-Africa» per facilitare l’accesso dei Paesi africani ai mercati di capitale; una cooperazione in materia di sicurezza; opportunità di migrazione legale e moduli di ricollocamento. In cambio, Bruxelles potrebbe chiedere ai quei governi: «Impegni sull’effettivo controllo dei propri confini e sulla riduzione» delle partenze verso l’Europa; una «cooperazione nelle riammissioni» dei migranti che non hanno diritto a soggiornare nella Ue; «una gestione dei flussi di rifugiati» e «sistemi di protezione dei richiedenti asilo», in linea con gli standard internazionali; una stretta nel contrasto alla tratta di esseri umani e al traffico di migranti. A livello economico, l’Italia propone di sovvenzionare un piano straordinario di rimpatri (con un «supporto legale, logistico, finanziario e infrastrutturale ») e suggerisce di «riorientare» alcuni strumenti finanziari già esistenti, ma soprattutto d’introdurre nel budget un nuovo fondo Ue e di emettere dei
migration bonds per finanziare la gestione dei flussi negli Stati membri. Il documento sottolinea la «priorità strategica» della stabilizzazione della Libia, a cui l’Ue dovrebbe assicurare «il miglior uso possibile di Eunavfor Med», la missione anti-scafisti in corso nel Mediterraneo. Nel Consiglio Ue, è prevista videoconferenza col premier del governo di unità nazionale libico Fayez al Sarraj. Nel frattempo, gli arrivi sulle coste italiane aumentano: «6.021 migranti e profughi hanno compiuto la pericolosa traversata del Mediterraneo da martedì», avverte il portavoce dell’Oim di Ginevra Joel Millman. «C’è un problema, ma un’invasione in corso», assicura Renzi, che intanto manda un chiaro messaggio al governo viennese, in merito alla barriera sul Brennero: «Se l’Austria viola le regole, ci faremo sentire». Dal canto suo, il governo viennese si difende con una lettera alla Commissione Ue, inviata dal ministro dell’Interno Johanna Mikl-Leitner al commissario all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos, che aveva sollecitato spiegazioni. Le misure vengono giustificate sulla «base di analisi di rischio nazionale» con «il chiaro aumento del flusso di profughi via Italia», perché «le rotte migratorie potrebbero essere anche utilizzate da militanti di gruppi terroristici, come hanno dimostrato gli attentati a Bruxelles e Parigi ». Chissà se tali argomentazioni convinceranno Bruxelles, che con Avramopoulos aveva già stigmatizzato «iniziative unilaterali come questa», chiedendo che «Schengen torni alla normalità».