martedì 19 dicembre 2023
Chi salva persone viene punito, come la Humanity, chi vorrebbe farlo viene bypassato dalle autorità. L'ammiraglio: la linea politica del momento pesa sulle scelte in mare
Un gruppo di migranti soccorsi in mare

Un gruppo di migranti soccorsi in mare - Ansa

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Grande è la confusione sotto il cielo e sopra il mare. La frase del leader cinese Mao Zedong (in realtà lui parlava solo del cielo) calza a pennello su quello che sta accadendo per le operazioni di soccorso (o non soccorso) in mare alle barche dei migranti. E in particolare sul ruolo delle Ong. Due recenti episodi sono questo senso esemplari. L’1 dicembre un gommone con più di cento persone è in difficoltà in acque libiche. Scatta l’allerta e arriva una motovedetta della cosiddetta guardia costiera libica che abborda violentemente il gommone. Non lontano c’è anche la Humanity1. Decine di migranti si buttano in acqua, non vogliono tornare nei lager. Vengono salvati dai soccorritori della Ong che però viene punita con 20 giorni di sequestro nel porto di Crotone e 3.300 euro di multa. È l’applicazione della legge del febbraio di quest’anno che penalizza fortemente le organizzazioni umanitarie, obbligandole a raggiungere il porto assegnato dopo il primo soccorso e quindi impedendo soccorsi multipli (la Humanity ne aveva già fatto uno). In caso di violazione scattano sequestro e multa. Sabato scorso un altro gommone con circa cento persone è in difficoltà nelle acque libiche. Viene avvistato da un aereo Frontex che lo segnala alla centrale Mrcc italiana che a sua volta avverte i libici che però questa volta non si muovono.

Nella zona c’è la Ocean Viking che sta dirigendosi verso Livorno dopo un primo soccorso. Nessuno, né libici né italiani, chiedono il suo intervento. Se lo facesse autonomamente, incorrerebbe nelle gravi sanzioni. «Poteva chiederlo Mrcc, accertato lo stato di pericolo, l’assenza di altri interventi statali, il silenzio dei mercantili che sicuramente erano in zona» commenta amaramente l’ammiraglio Vittorio Alessandro, a lungo portavoce della Guardia Costiera. Eppure negli scorsi mesi non poche volte Mrcc ha chiesto a navi delle Ong di intervenire. Più volte proprio alla Humanity1 e anche alla Ocean Viking. Una condotta che ci spiega così l’ammiraglio. «C’è stato un periodo in cui si è allentata la pressione del Viminale sulla Guardia costiera, subito dopo Cutro. Quella vicenda aveva fortemente preoccupato i vertici. Ora si è tornati ad un irrigidimento nei confronti delle Ong perché c’è una chiara linea politica che si cerca di rispettare». Anche se in alcune occasioni, anche recenti, a livello locale i comandanti hanno chiesto la collaborazione delle Ong e dei mercantili, come è successo lo scorso fine settimane per due imbarcazioni soccorso al largo della Calabria. «Sicuramente chi è in mare ha un margine ampio di discrezionalità che però deve giocare a proprio rischio - sottolinea ancora l’ammiraglio -. C’è molto imbarazzo perché il soccorso è il soccorso. E si soffre. Ma poi sono frenati da figure nei posti chiave che invece hanno una forte convinzione e quindi partecipano profondamente alla linea politica del governo». Così le Ong non solo sono sanzionate se salvano più di una volta, ma vengono ulteriormente “punite” facendole sbarcare in porti lontanissimi, obbligando i migranti ad altri giorni di sofferenza.

Poi, ogni tanto, torna a vincere la legge del mare e Guardia costiera e Ong collaborano per soccorrere e salvare. Anche se poi la prima sbarca a Lampedusa o in Sicilia, le altre fino a La Spezia o Ancona. E ora sulla grande confusione cala l’ulteriore confusione dell’accordo con l’Albania. Come è noto dovrebbe riguardare solo i migranti soccorsi dalle navi militari e in acque internazionali non europee. Una mossa per mettere fuori gioco le Ong. Infatti per applicare l’accordo le navi militari dovranno portarsi a pattugliare oltre le 12 miglia delle acque territoriali italiane e, ma non è chiaro, addirittura oltre le acque Sar che arrivano al doppio. Proprio dove operano le Ong. Ci sarà collaborazione? E c’è un ulteriore dubbio. Le motovedette della Guardia costiera, una volta caricati i migranti, li dovrebbero portare fino in Albania, ben 1.200 miglia, due giorni di viaggio su imbarcazioni adatte al salvataggio ma non all’accoglienza come quelle delle Ong. Saranno trasbordate su navi più capienti? E comunque la prima linea dei soccorsi resterebbe sguarnita per giorni. E allora si tornerà a chiedere l’aiuto delle Ong o si lascerà i migranti in mano ai libici?
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