Una donna incinta riceve le prime cure nella nave che l'ha soccorsa (archivio Ap)
L’associazione Steadfast onlus sul sito di Provita ieri ha sollevato il caso degli aborti che sarebbe possibile praticare a bordo riprendendo le dichiarazioni di un’ostetrica del team medico dell’Ocean Viking a infomigrants.net dell’8 agosto scorso. Contattata da Avvenire, l’organizzazione precisa di avere curato migliaia di donne sulle rotte migratorie vittime di stupri e violenze da parte dei trafficanti e di avere a disposizione sulla nave anche farmaci per l’interruzione non chirurgica della gravidanza in caso di necessità, in linea con le leggi internazionali in materia.
«Ma ad oggi non abbiamo mai fornito questo servizio né a bordo della Aquarius né della Ocean Viking. Per Msf – prosegue la nota – la vita delle persone che assistiamo viene sempre prima di tutto il resto. Nel nostro team medico di bordo abbiamo sempre un’ostetrica perché ci sono spesso donne incinte o neomamme tra le persone che salviamo e hanno bisogno di cure e attenzioni specifiche per loro e i figli. Molti bambini sono nati a bordo in questi anni, sei solo sulla Aquarius, ed è uno dei momenti di maggiore gioia per tutti».
SECONDO NOI - Salvare vite sempre e tutte
Su queste colonne non troverete mai una parola che non sia di comprensione, partecipazione e affetto per le donne migranti che subiscono violenze inenarrabili, sono vittime di stupri, spesso rimanendo incinte dei loro stessi aguzzini. Il dramma che vivono è talmente grande da rendere noi così "piccoli" nelle nostre comode sicurezze e granitiche certezze anche solo per pensare di poterle giudicare. Pure se e quando qualcuna di queste donne decide di abortire il bambino che sente in grembo come un grumo di dolore che cresce e si fa insopportabile. Ciò che però ci risulta, questo sì incomprensibile e difficilmente accettabile, è che l’aborto sia previsto, non vorremmo pure proposto, come "soluzione sicura", su qualche nave di quelle che meritoriamente soccorrono i naufraghi in mare, magari a poche ore dal salvataggio. Occorre coerenza di sguardo e di comportamenti: la vita si salva sempre. E integralmente. Gettando salvagenti in acqua, conducendo in porti sicuri come pure non lasciando che una donna affoghi nella sua angoscia, ma sia aiutata e accompagnata per superare il dolore, non per rinnovarlo con un altro dramma come l’aborto. Altrimenti si rischia di cedere a quella stessa cultura dello scarto di chi dice "lasciamoli affogare" o si straccia le vesti ma poi chiude il cuore ed emargina chi riesce ad approdare sulle nostre coste. (Av)