Conetta, frazione di Cona, ha 190 residenti e 1.400 immigrati. I presupposti di una cronaca annunciata della rivolta c’erano tutti; sia da una parte che dall’altra. E l’altro ieri, in occasione del decesso di una profuga, è accaduto da parte degli ospiti dell’ex base missilistica. Situazioni, per altro, che stanno accadendo in tutto il Nord Est, da Verona (con le proteste per le condizioni dell’accoglienza in un ostello) al Friuli (per la possibile apertura del Cie a Gradisca). Prima risposta del Viminale: immediato trasferimento di 100 rifugiati da Conetta verso l’Emilia Romagna.
Si chiamava Sandrine Bakayoko la ragazza ivoriana di 25 anni deceduta l’altro ieri presso il centro di accoglienza per i migranti di Cona, in provincia di Venezia. Al decesso ha fatto seguito una rivolta da parte degli ospiti che, per protesta contro il presunto ritardo nei soccorsi e contro le condizioni in cui sono costretti a vivere, definite «inumane», hanno bloccato all’interno della struttura fino alle 2 del mattino seguente, 25 operatori della cooperativa Ecofficina che gestisce questo ed altri centri di accoglienza. Cooperativa al centro di indagini per l’organizzazione dell’ospitalità ritenuta insufficiente in altre realtà del Veneto e già sospesa nei mesi scorsi da Confcooperative. Secondo gli esiti dell’autopsia eseguita dal medico legale Silvano Zancaner, la causa della morte improvvisa della ragazza, già malata, è stata una tromboembolia polmonare bilaterale fulminante. Sandrine è stata ritrovata priva di sensi in un bagno del centro alle 12.30 dal marito. È stato quindi allertato il medico della struttura che, constatate le condizioni della giovane, ha chiamato il 118. In 20 minuti sono arrivate sul posto un’autoambulanza dall’ospedale di Cavarzere ed un’automedica da quello di Piove di Sacco.
I sanitari dopo aver praticato le operazioni di primo soccorso, hanno trasportato la donna a Piove di Sacco, dove però Sandrine è giunta già morta. Alla notizia del decesso, nel centro è scoppiata la protesta. Gran parte degli ospiti della struttura hanno iniziato a manifestare all’esterno del sito, come peraltro avevano fatto in precedenti circostanze; hanno acceso dei falò e, dopo aver raggiunto la centralina elettrica, hanno staccato la corrente. Gli operatori della cooperativa si sono barricati all’interno degli uffici attendendo l’arrivo delle forze dell’ordine.
La situazione si è calmata solamente a nottata inoltrata quando, verso le 2 del mattino, polizia e carabinieri sono riusciti a riportare la normalità e a scortare gli operatori all’esterno della struttura. La Procura della Repubblica di Venezia ha immediatamente aperto le indagini. Il servizio del 118 ha smentito ritardi nell’effettuazione dei soccorsi, mentre la Regione ha precisato che «noi, nell’assistenza, non facciamo differenze ». Il sindaco di Cona, Alberto Panfilo, dal canto suo ha lanciato un appello: «La situazione attuale rappresenta quanto successo in questi 16 mesi. Io voglio lanciare un appello alle istituzioni, affinché vengano qui e trovino una soluzione definitiva».
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