Ansa
Dopo aver dominato il Consiglio Europeo straordinario del 9 febbraio, al vertice che si chiude oggi la migrazione ha svolto un ruolo minore. Non è un segnale di disinteresse, ma il frutto di quanto concordato a febbraio: al Consiglio Europeo di marzo, tradizionalmente incentrato sull’economia, la Commissione Europea avrebbe fatto il punto di quanto già attuato delle indicazioni dei leader. Un punto contenuto in un documento di cinque pagine preparato dalla presidente dell’esecutivo Ue Ursula von der Leyen, e da lei illustrato ieri in serata ai leader.
L’occasione anche per vari interventi di singoli capi di governo (oltre a Giorgia Meloni, ad esempio l’olandese Mark Rutte, per ribadire la necessità di applicare il regolamento di Dublino sull’asilo, il che vuol dire per l’Italia riprendersi migranti irregolari spostatisi in altri Stati membri). Non si parla però di una discussione piena. «Non si può parlare dello stesso tema ad ogni Consiglio Europeo» sintetizza un alto funzionario Ue.
E così alla migrazione è dedicato solo il paragrafo 23. Dietro insistenza italiana, sono stati ribaditi concetti espressi da ultimo nelle conclusioni di febbraio. E cioè che «la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea ». E, altra richiesta italiana accolta, si afferma che «il Consiglio Europeo chiede la rapida attuazione di tutti i punti concordati (a febbraio, ndr)». Il tutto con un nuovo appuntamento al prossimo vertice a giugno. Secondo fonti diplomatiche europee, c’è «l’impegno a mantenere lo slancio». L’obiettivo resta quello di arrivare a un accordo di massima a giugno sul Patto sulla migrazione, per completare l’iter legislativo in tempo per le Europee della primavera 2024.
La delegazione italiana è soddisfatta, in questa fase non era pensabile aggiungere altro, visto l’ampio lavoro già svolto un mese fa. Piuttosto, l’attenzione si è concentrata sul rapporto stesso (e sulla lettera di presentazione) di Von der Leyen (rapporto che, secondo La Stampa, sarebbe stato criticato da un’analisi interna del Consiglio Ue, ma non ci sono conferme).
Un rapporto che indica una serie di progressi compiuto nell’ultimo mese. Come la presentazione da parte della Commissione del quadro pluriennale per la gestione integrata delle frontiere esterne, il riavvio del Gruppo di contatto per il coordinamento delle operazioni di ricerca e salvataggio in mare, la consegna di altre due imbarcazioni alla guardia di costiera libica. O ancora la riattivazione della triangolazione Ue-Onu-Unione africana per i rimpatri volontari assistiti dai terribili campi profughi in Libia. Si parla di aiuti per i controlli di coste e confini e per la lotta ai trafficanti a Tunisia, Libia, Egitto. A breve ci sarà una missione a Tunisi della commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson, accompagnata dai ministri degli Esteri di Italia e Francia, Antonio Tajani e Catherine Colonna, il vice presidente della Commissione Margaritis Schinas sarà a breve al Cairo. «Segno – dicono ancora fonti diplomatiche europee – di un chiaro cambio di passo impensabile solo un anno fa». Sulla Tunisia, tuttavia, rimangono divisioni. Soprattutto l’Italia chiede un sostegno senza troppe condizioni al governo sempre più autoritario del presidente Kais Saied. Altri, come la Germania, sono preoccupati che un sostegno incondizionato possa favorire ulteriormente la repressione e così alimentare proprio l’emigrazione di massa. Si parla però anche di percorsi di migrazione legale. In un documento informale fatto circolare alcune settimane fa dall’Italia si parla di «corridoi umanitari europei». Idea ripresa da Von der Leyen. « Dobbiamo incrementare il numero di ingressi regolari di lavoratori dai Paesi terzi. Tengo a menzionare a questo riguardo l'esperienza estremamente positiva dell'Italia con i corridoi umanitari».