Migranti al freddo e nella neve, lungo la rotta balcanica, tra la Serbia e la Macedonia. I campi, specie d’inverno, sono invivibili e aumentano anche i casi di violenza - Epa
Come per i lupi e gli orsi, così per i migranti irregolari? Lungo i sentieri del Carso potrebbero presto comparire le fototrappole. Le stesse che vengono utilizzate per intercettare gli animali. L’annuncio è stato dato ieri dall’assessore regionale alla sicurezza, Pierpaolo Roberti, ed è subito diventato un caso politico.
«La Regione è pronta ad acquistare fototrappole da posizionare sui sentieri in prossimità dei confini per individuare in tempo reale i transiti di immigrati irregolari – ha spiegato –. Questi sistemi di rilevazione ottica trasmetterebbero i dati raccolti all’amministrazione regionale e alle forze dell’ordine, permettendo così interventi mirati e aumentando il numero di riammissioni, in particolare verso la Slovenia». Così operando, la Regione vuole garantire alle forze dell’ordine il massimo supporto possibile per contrastare i flussi migratori irregolari.
Per l’esponente regionale della Lega, il ricorso alle fototrappole potrebbe essere una soluzione di rapida e semplice attuazione che favorirebbe in maniera rilevante il lavoro degli agenti di pattuglia sui confini. L’assessore ha quindi precisato che «si tratta di apparecchiature poco costose che, grazie a specifici software, possono essere tarate per individuare solo la presenza umana. La loro adozione è quindi un’opportunità interessante che va ad aggiungersi alle altre già prospettate, come l’utilizzo di droni o di postazioni fisse con telecamere termiche».
L’assessore regionale alla sicurezza: individuare i transiti in tempo reale.
Il Pd: quando i satelliti spia?
Siamo sulla rotta balcanica, dove l’anno scorso sono state rintracciate circa 5mila persone. «Ma non c’è un’emergenza specifica – fa notare il direttore della Caritas, don Alessandro Amodeo – tant’è che il nuovo Cpr di Gradisca hanno dovuto riempirlo di profughi provenienti da Bari». È un centro, peraltro, dal quale continuano a fuggire gli ospiti; altri 8 nelle ultime ore. «Le pattuglie italo-slovene sul confine, i droni e le fototrappole sono tutti rimedi che non risolvono affatto il problema dell’immigrazione – annota ancora il direttore della Caritas – che invece avrebbe bisogno di ben altre politiche. E l’accoglienza diffusa di cui siamo testimoni ha dato in questi anni ben altri risultati». Trieste resta, infatti, un laboratorio di integrazione virtuosa dei richiedenti asilo che da anni vede la Prefettura e la stessa Regione interagire con la Caritas e le altre forze del volontariato.
In Friuli, come conferma il direttore della Caritas di Udine, don Luigi Gloazzo, l’accoglienza continua, anche se da Roma ci sono stati nel passato dei tagli. «Prima gli italiani, sostiene qualcuno. Bene – insiste Gloazzo – la Regione si preoccupi prima dei tanti friulani rimasti senza lavoro e poi delle fototrappole. Per i lupi, s’intende».
La Caritas: non c’è nessuna emergenza che giustifichi una misura del genere. Servirebbero ben altre politiche, a partire da quelle positive sul fronte dell’integrazione diffusa
Sulle fototrapopole c’è, appunto, chi ironizza. «Mentre la maggioranza leghista insegue una crisi industriale dietro l’altra, sempre in ritardo e sempre senza risposte, l’assessore Roberti sembra un 'bambinone' troppo cresciuto in un negozio di giocattoli elettronici – commenta Diego Moretti del Pd –. È più forte di lui: si diverte con droni, telecamere termiche, ora anche con le fototrappole che si usano per gli orsi e cinghiali. A quando la proposta di usare i satelliti spia?». Per Moretti «la Lega continua con le armi di distrazione di massa, per loro l’unico problema dell’Italia e del Friuli Venezia Giulia sono i migranti: migliaia di posti di lavoro a rischio in Regione e noi rispondiamo con decine di milioni in telecamere e vigilantes».
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