«Un approccio ideologico alla realtà lascia il Paese in ostaggio di contendenti più interessati alla rendita politica che alla soluzione dei problemi. Sono invece convinto che valga la pena aprire uno spazio in cui personalità riformatrici si impegnano per comporre le differenze nell’interesse del Paese». Mario Mauro, europarlamentare del Partito popolare, ha scelto di sostenere la proposta politica di Mario Monti.
Come va interpretata la dichiarazione di Monti sui temi etici che non sarebbero «al centro del programma» e andrebbero lasciati «alle coscienze individuali»?In tutte le agende elettorali delle formazioni che fanno parte del Ppe sono esaltati gli elementi che consentono di far fronte alla crisi, ovvero la dignità umana e i valori della tradizione cristiana, fulcro dell’azione politica e non merce di scambio. Quando si imposta una qualunque azione politica si deve partire da una domanda: cos’è l’uomo? Senza una risposta coerente è impossibile mettere in campo soluzioni vere su grandi snodi come sanità, scuola, lavoro. La necessità che abbiamo sperimentato in questi anni è di far compiere passi avanti alla nostra società sulla base di una visione condivisa della realtà. Nel caso dei temi etici, questo non significa fare la media delle posizioni in campo ma favorire il superamento dei problemi reali.
Il Pdl è stato molto severo sul fatto che nell’Agenda Monti non ci sarebbe spazio per i temi eticamente sensibili. È così?I temi etici non possono diventare strumento di lotta politica attraverso scomuniche reciproche ma vanno intesi come terreno sul quale cercare la massima condivisione per trovare soluzioni vere. Chi ha la coscienza retta e tiene a cuore la persona umana deve profondere ogni sforzo perché la sua idea venga largamente accolta.
Perché allora non porre al centro del programma di governo le scelte che si intende compiere su vita e famiglia?Dicendo che i temi etici non sono urgenze primarie Monti non dice che non sono importanti ma enfatizza il fatto che oggi i cittadini sentono soprattutto mordere la crisi. È evidente che le questioni etiche premono alla nostra porta, e la mia storia è lì a dire che ne ho fatto sempre la priorità assoluta dell’impegno politico. Non basta però proporne un’astratta enunciazione per sentirsi a posto: conta la continuità dell’azione assai più che una sottolineatura generica.
A quali criteri si ispireranno le scelte della formazione che si richiama a Monti?Non so immaginare una visione diversa da quella del personalismo cristiano. Il fatto che questo sia capace di coordinare in modo laico e non ideologico gli sforzi concreti per superare i problemi è il cuore della sfida che abbiamo davanti.
Ma il richiamo alla libertà di coscienza non rischia di tradursi in una posizione politicamente fragile?Quello che si presenta alla competizione elettorale non è un partito ma un’alleanza. La stessa Dc ha governato insieme a socialisti e repubblicani, e le scelte etiche le ha sempre fatte il Parlamento. In questa fase più che alle dichiarazioni starei attento alla composizione delle liste.
Che spazio vede per i cattolici nel "nuovo centro" di Monti?Ci saranno presenze rilevanti di cattolici non solo in questo fronte ma in tutti gli schieramenti, Pd incluso. Sarà ancor più decisivo in Parlamento il dialogo tra i cattolici di tutte le formazioni politiche, la loro capacità di unirsi e coinvolgere altri.
Come valuta l’eventualità di una coalizione post-elettorale col Pd, certo non esente da incognite su vita e famiglia?È importante che quanti si richiamano al personalismo siano coraggiosi nell’esercitare il loro mandato, pieni di iniziativa, capaci di individuare soluzioni vere. Subordinare questi temi a logiche di schieramento è sterile.
Perché non esplicitare la propria visione su vita e famiglia?Personalmente non ho alcun dubbio su cosa si debba intendere. Monti si è assunto la responsabilità della leadership, e sono certo che la campagna elettorale lo aiuterà a proporre una visione equilibrata e coerente.