martedì 9 giugno 2015
​Il Presidente interviene al plenum del Consiglio superiore della magistratura: «Il Paese ci chiede un’amministrazione della giustizia rapida per dar peso sempre maggiore alla sua autorevolezza».  (Vincenzo R. Spagnolo)
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«Il Paese ci chiede un’amministrazione della giustizia veloce per dar peso sempre maggiore alla sua autorevolezza». Ritorna sulla "vexata quaestio" della lentezza della macchina giudiziaria, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un tema a lui, giurista ed ex giudice della Consulta, molto caro e sul quale da inizio mandato si era già soffermato in almeno altre due occasioni d’incontro con rappresentanti della magistratura. Anche stavolta, il contesto è di rilievo: a Palazzo dei Marescialli, infatti, è riunito il plenum straordinario del Csm, la cui presidenza è affidata dalla Costituzione al capo dello Stato, e per l’occasione è stato invitato anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Sul tavolo dell’organo di autogoverno della magistratura c’è il percorso di «autoriforma» annunciato a inizio consiliatura dal vicepresidente Giovanni Legnini, che ieri ne ha ricordato l’intento: «Il nuovo Consiglio intende riformare le proprie regole di funzionamento per rafforzare il ruolo del governo autonomo, per contribuire al più generale obiettivo del recupero di efficienza ed efficacia del sistema giudiziario, in sintonia con le aspirazioni di giustizia e di crescita del Paese e dei cittadini». Con la propria autoriforma, puntualizza Legnini, il Csm non intende né «anticipare i propositi di modifica ordinamentale annunciati lo scorso anno dal governo» né «porsi in antitesi rispetto ad eventuali iniziative legislative che spetta al governo promuovere». Inoltre, aggiunge, il Consiglio pensa di «formulare una proposta di riforma di rango legislativo» sulle materie non toccate dal suo regolamento interno e presentarla alle Camere e all’esecutivo. «No alle illazioni che vedono ogni cambiamento come foriero di pericoli. Il pericolo più grande è rimanere fermi», osserva dal canto suo il Guardasigilli Orlando, per il quale autoriforma del Csm e riforma del governo «si integrano e si completano». In concreto, l’autoriforma punta a «rendere ancora più autorevole» l’esercizio delle funzioni del Csm: dalle assunzioni, ad assegnazioni e trasferimenti, promozioni e misure disciplinari nei confronti dei magistrati. Collegialità, trasparenza ed efficienza sono i principi cardine delle linee guida per il nuovo regolamento interno, contenuti nella risoluzione preliminare approvata ieri a larga maggioranza dal plenum (con le astensioni dei membri "laici" di centrodestra Maria Elisabetta Alberti Casellati, Pierantonio Zanettin e Antonio Leone). Una scelta, la loro, che si somma alla cautela del viceministro della Giustizia, Enrico Costa, che pur osservando con «rispetto» il percorso del Csm, precisa: «La responsabilità di avviare l’iter normativo di riforma spetta innanzitutto al Governo». La sinergia con l’azione del Parlamento è indispensabile: vi sono aspetti, ricorda lo stesso capo dello Stato, che richiedono un intervento del legislatore ordinario, tra cui «la riforma del sistema elettorale dei componenti togati e quella della Sezione disciplinare». Intanto resta sul tavolo l’urgenza di rimpiazzare i pensionandi. Lo sottolinea il capo dello Stato, osservando come «la copertura in tempi rapidi degli incarichi degli uffici giudiziari rappresenta il primo tassello necessario». La prima emergenza riguarda la Cassazione, dove lo scoperto in organico potrebbe raggiungere picchi del 90%, in seguito alla riforma dell’età pensionabile delle toghe. Lo segnala il primo presidente della Suprema Corte, Giorgio Santacroce, chiedendo una «decisione urgente su una possibile graduazione nel tempo», visto che il 31 dicembre tra i giudici di Cassazione, andranno in pensione 22 consiglieri su 303 (28%) e 43 presidenti di sezione su 56 (il 91%), lui compreso.
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