Sergio Mattarella davanti al muro delle esecuzioni ad Auschwitz - Angelo Picariello
Il “mai più” di Sergio Matterella da Auschwitz. Sosta davanti al muro delle esecuzioni, il presidente della Repubblica chiede di esser lasciato solo, in un lungo raccoglimento, al suo ingresso nel campo di concentramento. Ma non è solo un ricordo, questo momento destinato a segnare tutti i tre giorni della sua visita in Polonia, nemmeno una commossa commemorazione di un evento passato.
A quelli che definisce «gli araldi dell’oblio» ricorda i «milioni di cittadini assassinati da un regime sanguinario come quello nazista» ma anche la «complicità dei regimi fascisti europei, che consegnarono propri concittadini ai carnefici, si macchiò di un crimine atroce contro l’umanità».
Ma il suo «caloroso saluto» Marcia dei Vivi Auschwitz-Birkenau, e il saluto particolare ai sopravvissuti «preziosi testimoni della verità» diventa anche un «monito perenne» perché «l’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo e l’indifferenza, il delirio e la volontà di potenza sono in agguato» e «non può essere ammesso nessun cedimento alle manifestazioni di intolleranza e di violenza, nessun arretramento nella tutela dei diritti e delle libertà fondamentali. Chi aggredisce l'ordine internazionale fondato su questi principi deve sapere che i popoli liberi sono e saranno uniti e determinati nel difenderli».