Maria Carmela Lanzetta, nominata
ministro per gli Affari regionali nel primo governo Renzi, è
stata sindaco di Monasterace, comune della Locride, fino al
luglio dello scorso anno. Un'esperienza amministrativa che l'ha
fatta assurgere, assieme al primo cittadino di Rosarno
Elisabetta Tripodi, a simbolo dell'impegno delle donne sindaco
calabresi contro la strapotere e l'infiltrazione delle
cosche della 'ndrangheta nella pubblica amministrazione per
accaparrarsi appalti e commesse.
Sposata da 31 anni con Giovanni Scarfò, ingegnere
elettronico, insegnante, regista e direttore della Cineteca
della Calabria, usa indossare camicette anni '70 con gonne e
sandali bassi. Porta solo collane di pietre dure e non usa
trucco. La sua passione è l'archeologia.
Le dimissioni della Lanzetta giunsero in polemica con il voto
contrario di un assessore in merito alla costituzione di parte
civile contro alcuni indagati in un procedimento penale a carico
di un dipendente comunale accusato di concorso esterno in
associazione mafiosa. Un voto che definì un "vulnus" rispetto
alla linea guida delle sua amministrazione improntate sulla
legalità e sul rispetto delle regole.
Ma già in precedenza la Lanzetta si era dimessa, salvo poi
tornare sui suoi passi, "travolta" dalle attestazioni di
solidarietà. Nell'aprile 2012 aveva già deciso di lasciare
l'incarico di sindaco dopo le pesanti intimidazioni subite a
causa del suo impegno contro le cosche ed in favore della
legalità: prima le era stata incendiata la farmacia di famiglia
e poi furono sparati alcuni colpi di pistola contro la sua auto.
Atti che provocarono una profonda eco a livello nazionale,
tanto che per convincerla, riuscendoci peraltro, a rimanere al
suo posto, arrivò a Monasterace l'allora segretario del Pd Pier
Luigi Bersani.
Molti ritenevano che l'impegno antimafia di Maria Carmela
Lanzetta l'avrebbe portata ad ottenere una candidatura alle
elezioni politiche, che invece non arrivò.
Maria Carmela Lanzetta fu anche inserita da Pippo Civati nel
Pantheon della sua sinistra in occasione del confronto con gli
altri candidati alla segreteria del Pd nelle primarie dello
scorso anno.
Succede a Delrio dal quale eredita alcuni "temi caldi".
Un decreto legge per garantire ai Comuni le stesse risorse
nel passaggio dall'Imu alla Tasi e il Ddl messo a punto da
Delrio (e attualmente all'esame del Senato) per "svuotare" di
poteri le Province, istituire le Città metropolitane e favorire
unioni e fusioni dei piccoli Comuni sono i principali
provvedimenti attesi dagli Enti locali e dalle Regioni, rimasti
in sospeso con la fine anticipata del governo Letta. Il decreto
legge promesso dal governo avrebbe dovuto garantire ai Comuni le
stesse risorse del 2013 nel passaggio da Imu a Tasi. Il
risultato di non veder diminuite le risorse, per l'anno in
corso, è infatti stato già raggiunto, ma non per tutti i
Comuni. Altro fronte aperto, quello della trattativa sulle spese
per gli uffici giudiziari, somme anticipate ma non restituite
dal 2011. Oltre a tutto questo, i sindaci, chiedono che prosegua
il percorso delle riforme annunciate, dall'abolizione appunto
delle Province, all'istituzione delle città
metropolitane.