Dieci milioni. No, un miliardo. Forse 850 milioni. Sui costi di Mare Nostrum è tutto un rilanciare come ai tavoli del poker. Ma qual è la verità? In mancanza di cifre ufficiali si può tentare una stima. E il risultato è che l’operazione che ha permesso di salvare migliaia di vite umane – ieri è stato tagliato il traguardo dei 120mila sbarcati dall’inizio dell’anno – costa meno di quanto si voglia far credere.Cominciamo dal dispositivo di ricerca e salvataggio (Sar). La Marina partecipa con 920 uomini dislocati su una nave anfibia, dotata di pronto soccorso, con disponibilità di mezzi da sbarco e gommoni a chiglia rigida; 2 fregate Classe Maestrale, ciascuna con un elicottero AB-212 imbarcato; 2 pattugliatori Classe Costellazioni/Comandanti, con la possibilità di imbarcare un elicottero AB-212; 2 elicotteri pesanti tipo EH-101; 1 velivolo P180, munito di dispositivi ottici ad infrarossi; un velivolo Atlantic; un aereo senza pilota Predator e il supporto della rete radar costiera. Nessuno dei mezzi ora in missione viene tenuto a riposo durante i periodi di bonaccia. Addestramento, esercitazioni, missioni di sorveglianza, per non dire delle operazioni nel Corno d’Africa contro la pirateria. E il personale imbarcato, che si trovi al largo della Somalia o faccia manutenzione in una base navale, viene comunque stipendiato.Stando ai costi standard elencati nelle tabelle di onerosità delle forze armate, il funzionamento di una fregata come la Maestrale necessità di 60mila euro al giorno, poco meno di 50 mila per nave San Marco, e poi 15mila per i pattugliatori. Fatti due conti, solo per le navi di maggiori dimensioni vengono spesi tra i 190 e i 200mila euro al giorno. Un’ora di volo degli elicotteri Ab-212 porta via 4mila euro; altrettanti per il drone Predator; 7mila per i due elicotteri-radar EH-101; 2mila euro per il pattugliamento aereo del P-180 e 13mila per l’Atlantic. Secondo alcune fonti interne alla missione, raramente i velivoli vengono impiegati per più di 12 ore di volo giornaliero, 15 ore in casi estremi, e mai contemporaneamente. Prendendo per buona questa indicazione, le spese per la flotta aerea si aggirano intorno ai 100mila euro ogni ventiquattr’ore. Aggiungendo le indennità per il personale imbarcato (per un totale inferiore ai 100mila mila euro al mese) si arriva ad un esborso superiore ai 9 milioni mensili. Se i mezzi non fossero impiegati per il soccorso dei migranti, anche risparmiando qualche sorvolo, alcune ore di navigazione e le indennità di imbarco, si risparmierebbero poche decine di migliaia di euro.In realtà la voce di spesa più consistente non riguarda le operazioni marittime, ma il soggiorno dei migranti. Il ministero dell’Interno spende circa 30euro al giorno per ciascuno dei profughi. Poiché ad oggi, secondo stime non ufficiali, sarebbero tra i 50 e 70mila quanti hanno scelto di restare in Italia, in contabilità vuol dire che devono essere messi in bilancio tra 1,5 e 2,1 milioni giornalieri, per un impegno mensile tra i 45 e i 63 milioni. Perciò non è lontana dal vero la previsione, confermata nelle settimane scorse da un documento del ministro dell’Economia Padoan, di uscite complessive che in dodici mesi si aggireranno tra gli 800 milioni e 1 miliardo di euro. Una cifra oggettivamente importante, ma che non dipende da Mare Nostrum, che al contrario pesa per circa il 10% del totale.Fonti dei servizi segreti hanno ribadito nei giorni scorsi che solo in Libia ci sarebbero quasi un milione di persone pronte a salpare. E non sarebbe certo la chiusura di Mare Nostrum a scoraggiare chi fugge da un guerra ed è finito nelle mani dei trafficanti. Dall’inizio dell’anno quasi duemila persone sono state inghiottite dal mare. Una "perdita" che nessun bilancio potrà mai quantificare.