Tra i nodi da sciogliere per la messa a punto della manovra anche quello delle pensioni - Ansa
Il Consiglio dei ministri è convocato alle 15. Nella convocazione non compare l'ordine del giorno ma è atteso il varo della manovra
Maggioranza verso l’accordo sulla manovra. Obiezioni e distinguo non mancano ma la cabina di regia di ieri pomeriggio ha cominciato a sciogliere i diversi nodi sul tavolo. Sulle pensioni la soluzione trovata sarebbe quella di ridurre al solo 2022 la portata dell’intervento. Dopo lo stop a Quota 100, da gennaio si passerebbe a Quota 102, ovvero alla possibilità di uscita per i lavoratori di almeno 64 anni con 38 anni di contributi. Intanto verrebbe istituito un fondo per traghettare verso la pensione i lavoratori penalizzati dai nuovi e più severi requisiti.
All’indomani della quasi rottura con Cgil Cisl e Uil, Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco hanno confermato ai partiti che l’impianto complessivo delineato nel Documento programmatico di bilancio non cambierà. Ma lo strappo con i sindacati non è indolore e a fronte dell’annunciata mobilitazione il Pd ha chiesto di proseguire il dialogo con le parti sociali.
E un segnale alle confederazioni arriva già con la decisione di intervenire sulla previdenza solo per un anno, lasciando così aperta la possibilità di un intervento più strutturale nei prossimi mesi. Il Cdm per il varo del ddl bilancio è atteso oggi, forse preceduto da un nuovo vertice di maggioranza. La manovra varrà 23,4 miliardi come già indicato e sono confermate alcune anticipazioni dei giorni scorsi.
Sul reddito di cittadinanza ci sarà l’annunciato restyling: che prevede da un lato maggiori controlli sui beneficiari per evitare furbizie e dall’altro criteri più selettivi per il mantenimento nel tempo dell’assegno per quella platea di percettori (circa un terzo del totale) ritenuti occupabili: per loro alla seconda proposta di lavoro rifiutata scatterà una penalizzazione economica, che per ora non è stata quantificata.
Il M5s, padre della misura, non si è messo di traverso ma dà un "ok con riserva", chiedendo un approfondimento sulle modifiche per valutarne l’equilibrio complessivo. Più difficile per i pentastellati sarà digerire l’addio al cashback, il sistema che premia gli acquisti elettronici varato dal governo Conte bis e sospeso da Draghi nel giugno scorso. La misura era prevista anche per il primo semestre del 2022 ma Palazzo Chigi non vuole riattivarla. La dotazione di 1,5 miliardi sarà dirottata altrove. Si vedrà.
Dopo la cabina di regia di ieri, oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe dare il via libera alla legge di bilancio da 23,4 miliardi. Tensioni e distinguo ma senza strappi. Il Pd: dialogo con i sindacati
Novità anche riguardo agli incentivi fiscali per l’edilizia. Il superbonus 110% sarà prorogato di sei mesi anche per ville e case unifamiliari, ma introducendo una soglia di reddito: per accedere al beneficio servirà un reddito Isee entro i 25mila euro. Verso il recupero anche il bonus facciate che altrimenti sarebbe terminato il 31 dicembre: l’incentivo sarebbe confermato per il 2022 ma scenderà sensibilmente: dall’attuale 90% si passerà al 60%.
Per le pensioni arriva Quota 102 per il prossimo anno. Rispetto a oggi serviranno due anni di età in più per uscire dal lavoro mantenendo il requisito dei 38 anni di contributi. La platea dei destinatari sarà limitata perché restano fuori coloro che l’anno prossimo compiono 62 o 63 anni. Potrà uscire chi aveva già l’età per quota 100 ma non ancora tutti i contributi.
La durata di un solo anno della misura rinvia alla prossima manovra la possibilità di un intervento più strutturale e per questo anche la Lega, la più critica verso l’addio a Quota 100, è orientata ad accettare la mediazione che prevede anche l’istituzione di un fondo ad hoc per accompagnare alla pensione i lavoratori che altrimenti sarebbero bloccati dai nuovi requisiti.
Il Partito di Matteo Salvini aveva insistito nelle ultime ore per permettere l’uscita anche a partire dai 63 anni e 39 di contributi, per poi portare la quota contributiva a 41 anni negli anni successivi. Ma il pressing non è andato a buon fine. Confermati anche per il prossimo anno Opzione donna (uscita anticipata con il solo calcolo contributivo) e l’allargamento dell’Ape social a nuove categorie di lavori gravosi. Se non ci saranno sorprese, oggi il Consiglio di ministri dovrebbe mettere il sigillo a un’intesa raggiunta a fatica.