Un assegno unico che tiene conto dei figli. Da luglio - Ansa
Aiuti anti–crisi, ammortizzatori, cartelle esattoriali. È l’accordo di massima trovato nella maggioranza sulla prossima manovra, che introdurrà l’atteso assegno unico per figlio. Ma che potrebbe essere spacchettata con un decreto per l’anticipo, da subito, della proroga della cassa Covid fino a fine anno. E c’è un compromesso sulle cartelle esattoriali, che l’Agenzia della riscossione e gli altri enti ricominceranno a inviare da domani, ma senza procedere con pignoramenti e ingiunzioni di pagamento.
L’assegno unico partirà da luglio e saranno stanziati 3 miliardi, che si aggiungeranno ai fondi per il riordino degli attuali sussidi. A regime ci saranno 6 miliardi aggiuntivi.
L’avvio della misura è «un’ottima notizia», commenta il presidente del Forum delle associazioni familiari Gianluigi De Palo. Anche se, vista la pandemia, ci si sarebbe attesi una partenza già a gennaio. Comunque, «adesso le famiglie chiedono tempi certi di messa a regime», e di conoscere i «parametri in base ai quali questo contributo sarà erogato», sottolinea De Palo.
L’intesa è, però, fragile, e all’ora di cena ancora è in stand by la convocazione del Consiglio dei ministri, chiamato a dare il via libera anche al Documento programmatico di Bilancio, che andava inviato a Bruxelles già il 15 ottobre. All’appello, tra i Paesi dell’Eurozona, mancano solo i programmi di Italia e Cipro, il governo ha fretta di chiudere ma l’impennata dei contagi, e qualche tensione nella maggioranza, rischiano di far slittare tutto, anche se di poche ore. Italia Viva insiste con lo stop a plastic e sugar tax perché «sarebbe senza senso» in questo momento introdurre «nuove tasse».
Le due misure sono state in realtà molto ridimensionate e valgono poche centinaia di milioni. Ma il punto rimane «dirimente», ripetono i renziani: «O le tolgono o noi il Dpb non lo votiamo». Non basta, insomma, l’orientamento dell’esecutivo a un nuovo rinvio dell’entrata in vigore in attesa delle decisioni europee sulla materia. M5s incassa la soluzione sulle cartelle, anche se premeva, come Iv, per la proroga della moratoria, e si dovrà accontentare della sospensione delle procedure esecutive fino a fine anno. Ma chiede anche un “corposo” fondo anti–Covid da usare, come spiega il viceministro all’Economia Laura Castelli, «per tutelare i settori produttivi e per le spese sanitarie che si renderanno necessarie».
A preoccupare sono le ipotesi di nuove chiusure. Alberghi, turismo, bar, ristoranti, spettacolo, sono i settori più colpiti e per loro, ma pure per artigiani e commercianti, insieme a ammortizzatori e indennità, si sta profilando un nuovo intervento a fondo perduto, sulla falsariga di quello erogato in estate dall’Agenzia delle Entrate, con una dote di 3 miliardi. Tutti d’accordo anche sulla copertura strutturale (servono circa 2 miliardi) per il taglio del cuneo fiscale in busta paga anche per redditi tra 28mila e 40mila euro, così come per stabilizzare il taglio del 30% dei contributi per i dipendenti delle imprese nel Mezzogiorno, che si affiancheranno a un nuovo piano di decontribuzione per assunzioni stabili di giovani e donne.
Sugli ammortizzatori invece ci sarà subito un decreto per dare copertura a chi dovesse esaurire la cassa Covid già da metà novembre. Poi, in legge di Bilancio, si dovrebbero prevedere altre 18 settimane, nel 2021, che potranno chiedere anche le imprese che finora non hanno usufruito degli ammortizzatori di emergenza e si applicheranno con il meccanismo attuale (gratuità per chi abbia registrato perdite oltre il 20%). La soluzione è stata illustrata dai ministri dell’Economia Roberto Gualtieri e del Lavoro Nunzia Catalfo ai sindacati. Un nuovo incontro è previsto per mercoledì.