È pressing sul Pd da parte dei 5 Stelle per far salire sul Colle Stefano Rodotà. Ma non ci sono solo le maniere forti del leader Beppe Grillo («È il candidato giusto e saranno obbligati a votarlo») e di Roberto Fico («il Pd ci ripensi su Rodotà o corre al massacro»). Piovono anche lusinghe: si aprono «praterie» per un governo guidato da chi il presidente incaricherà e che i grillini accetteranno.Ieri in mattinata, prima che il giurista prendesse 213 voti al quarto scrutinio (una quarantina in più del bacino grillino), i capigruppo del movimento sono andati a trovarlo a casa. Per fugare i dubbi sulle voci circolate di un loro sostegno a Romano Prodi, dicono all’uscita Vito Crimi e Roberta Lombardi. Hanno preso un caffè e parlato del web (Rodotà è stato Garante della privacy). Poi all’uscita i due parlamentari, per aiutarlo a dribblare la stampa, gli hanno fermato un taxi. Destinazione Stazione Termini, non il Quirinale. Almeno per ora, nell’auspicio del popolo del web. «Nessuno nel M5S si è mai sognato di votare Prodi e non se lo sognerà nemmeno in futuro. Il nostro presidente è Rodotà», è il sigillo che mette Beppe Grillo. Che si scaglia nuovamente contro l’ipotesi di Massimo D’Alema, considerato il candidato di Berlusconi. E di Giuliano Amato. «Se nominano questi qui, sono finiti».Rodotà, raccontano i grillini, avrebbe ricevuto anche pressioni da parte del Pd affinché si ritirasse: anche la figlia, la giornalista Maria Laura, racconta di essere stata contattata per convincere il padre. Lui stesso, dopo aver parlato con Crimi e Lombardi, detta un comunicato nel quale si dice disponibile a farsi da parte per non creare ostacoli al M5S.Ma il passo indietro non c’è. E nessuna retromarcia dei 5 Stelle sul suo nome, che viene acclamato in un’assemblea dei gruppi parlamentari svoltasi a Montecitorio. Con tanto di video postato in rete. Dall’assemblea esce un chiaro avvertimento al Pd. Se voterà Rodotà per il Colle «si apriranno praterie» per il Governo. È la linea portata da Crimi e Lombardi. «È il presidente dei cittadini e non dei partiti». Per cui qualunque nome indicherà Rodotà per formare un nuovo esecutivo, una volta presidente, «a noi andrà bene». Anche se a sera la Lombardi precisa che non esiste la logica delo scambio: la partita sul Colle e quella sull’esecutivo sono «cose separate».Con il partito di Bersani, che annaspa, alla fine si comincia a parlare di incontro. In mattinata la Lombardi lamentava che il Pd non si era fatto sentire. A sera iniziano a circolare voci di un abboccamento, che trovano una conferma nel capogruppo democrat Roberto Speranza. «Ci hanno contattato i capigruppo del Pd e ci hanno chiesto un incontro. Abbiamo risposto di sì ma la controproposta è che partecipino tutti i nostri ed i lori parlamentari», fa subito sapere Crimi. Ma il Pd smentisce le voci di assemblee congiunte. Saranno semplici incontri. Conferma Crimi. Siccome i 5 Stelle sono in assemblea permanente, fa sapere che ieri si sono presi una «serata libera». Rodotà «non è un grillino, è un presidente di garanzia, è il presidente che vogliono gli italiani, non è un nome fatto dai partiti" sottolineano Crimi e Lombardi. Soprattutto, con Rodotà «non potrebbe che nascere una seria proposta di governo per i cittadini». Il M5S prova così anche a scrollarsi di dosso il marchio di irresponsabilità. «Io vorrei una risposta da Bersani, non lo capisco, non riesco a capacitarmi del fatto che il suo partito non voti Rodotà. Se non c’è un motivo allora significa che ci sono dei motivi inconfessabili. Perché no Bersani?» chiede lo stesso Grillo. Dunque la palla della responsabilità passi nelle mani del Pd, altrimenti andrà a casa anche Bersani e il suo partito. D’altra parte, ricorda il leader 5 Stelle «il nostro slogan è: a casa tutti. Se ne sono già andati cinque partiti».