Alle 10,56 di giovedì il cuore delle acciaierie di Piombino ha smesso di battere. L'altoforno della Lucchini ha emesso l'ultima colata davanti a un gruppo di lavoratori. "L'altoforno sta tirando fuori gli ultimi respiri in un'atmosfera surreale e drammatica - ha detto Lorenzo Fusco, uno degli operai presenti, con la voce rotta dall'emozione -. Perlomeno non siamo stati noi a spegnerlo, ma è stato qualcuno ben più in alto". Ora l'impianto senza più minerale continuerà a bruciare coke per una ventina di giorni. Un riposo forzato per il gigante simbolo della città toscana. Non è la prima volta che la colata di acciaio si ferma, ma questa volta la preoccupazione dei lavoratori e della città è più forte che mai. Le sorti dello stabilimento e di conseguenza di migliaia di famiglie sono appese a un filo. Nel futuro immediato l'impatto negativo sarà attutito con l'utilizzo di contratti di solidarietà, il dopo si potrà scrivere solo passato il 30 maggio, giorno di scadenza della presentazione delle offerte vincolanti per l'acquisizione dello stabilimento.
La città operaia per eccellenza in Toscana, quella cara a Paolo Virzì nel film "La bella vita", arriva all'appuntamento dopo aver subito non pochi contraccolpi: con il disimpegno del magnate russo Alexei Mordashov, Lucchini è dal 2012 in amministrazione straordinaria. La brochure di presentazione dell'impianto parla di uno dei "più dinamici e diversificati produttori italiani di acciaio, leader europeo nei prodotti lunghi in acciai speciali e ad alta qualità". La realtà è molto più complessa. Passata in secondo piano l'offerta d'acquisto presentata dal gruppo Smc del magnate arabo Khaled al Habahbeh, potrebbe ora avere la meglio quella della società indiana Jsw. Smc group, su cui i lavoratori avevano puntato molto per la volontà espressa dal suo presidente di salvaguardare l'occupazione e l'altoforno acceso. A Pasqua e Pasquetta per protestare contro lo spegnimento dell'altoforno uno dei lavoratori delle acciaierie, Paolo Francini, ha fatto lo sciopero della fame davanti alla portineria dello stabilimento. Molti coloro che gli hanno portato la solidarietà, compreso il sindaco della città Gianni Anselmi. Mercoledì i lavoratori si sono mobilitati e hanno tenuto un'assemblea davanti alla fabbrica, mentre l'assessore regionale alle Attività produttive Gianfranco Simoncini in una riunione a Piombino con i rappresentanti di sindacati e istituzioni ha proposto l'istituzione di un tavolo permanente per seguire la situazione, in particolare anche quella dell'indotto. Per la
Regione Toscana primario resta che il governo firmi quanto prima l'accordo di programma in grado di dare sostanza al processo di riconversione della Lucchini. E su twitter il governatore Enrico Rossi ha lanciato l'hastag #Piombinonondevechiudere. Suscita infine preoccupazione un altro impianto siderurgico che a Piombino
occupa 560 persone di cui 320 con contratti di solidarietà, quello dell'Arcelor Mittal: anche quest'ultimo potrebbe ricevere un rinnovato impulso dall'accordo di programma sul polo siderurgico della città.