La nave Aquarius che staziona in queste ore davanti al confine tra Libia e Tunisia in attesa delle imbarcazioni
L’ultimo giorno del 2017 trascorre a venti miglia marine da Tripoli, per l’equipaggio della Aquarius. Dopo circa trenta ore di navigazione, l’imbarcazione battente bandiera di Gibilterra e noleggiata dall’organizzazione non governativa francese Sos Méditerranée giunge a destinazione, poche ore prima della mezzanotte. A bordo il cenone, poi un gioco a quiz. Risate. Un rapido brindisi. Gli auguri di rito. Il mare è calmo e il clima è mite. Poco più a ovest, davanti alle coste di Sabratha, i primi natanti del 2018 prendono il largo proprio in quelle ore. Attorno all’1,30 del mattino la prima segnalazione. «Un gommone con a bordo 92 persone – annuncia Klaus Merkle, il capo delle operazioni di soccorso in mare, nel primo incontro mattutino – è partito da Zuara, a poca distanza dal confine con la Tunisia». Viene soccorso dalla nave olandese SeaWatch III dell’ong tedesca Sea Watch. Poco dopo, un nuovo salvataggio.
Stavolta i naufraghi sono 117, tratti a bordo dell’imbarcazione della Marina militare britannica Echo, parte del dispositivo europeo Eunavformed. In un primo momento sembra che debba essere la Aquarius, più grande della SeaWatch III, a farsi carico dei circa 210 migranti per trasferirli in Italia. Le condizioni del mare stanno gradualmente peggiorando. Da Roma giunge la richiesta di puntare verso la SeaWatch e operare intanto il trasferimento a bordo dei suoi 92 passeggeri. Nel frattempo, in tarda mattinata, giunge un nuovo telex. « Un terzo natante è partito da Zuara – spiega Carolina Montenegro, responsabile della comunicazione per Medici senza Frontiere, sulla nave Aquarius – a bordo ci sono un altro centinaio di persone. A salvarli in mare è chiamata ancora una volta l’imbarcazione britannica Echo». Nel pomeriggio la decisione finale da parte di Mrcc, il Centro di coordinamento del salvataggio marittimo italiano.
«A caricare anche i 92 della Sea Watch sarà la stessa nave inglese – dice Carolina – siamo stati richiamati da Roma. La Echo ha già operato due salvataggi. È più semplice per tutti che siano loro a trasportare in Italia gli oltre 300 migranti salvati nel primo giorno del 2018». La Aquarius, dunque, resta assieme alla SeaWatch III, davanti alle acque di Sabratha, per pattugliare un’area che ha già visto tre tentativi di partenza, dall’alba del nuovo anno in poi. «Questa nave può trasportare fino a 500 o 600 persone in condizioni normali – spiega Tanguy Louppe, vice coordinatore delle operazioni di search and rescue, ricerca e salvataggio, di Sos Méditerranée, a bordo della nave Aquarius – questa volta le condizioni del mare non ci avrebbero permesso di giungere a quei numeri. Abbiamo fissato il nostro limite a 250 persone, per una traversata verso l’Italia, con mare agitato. Da Roma hanno ritenuto di far muovere l’imbarcazione militare inglese, più capiente e pesante».
Per le prossime ore è previsto un repentino peggioramento delle condizioni del mare. Si prevedono onde alte fino a 4 metri, su tutto il versante del Mediterraneo centrale. Una sacca di acque ancora calme persisterà sul lato occidentale, quello tunisino, tra il golfo di Djerba e il confine con la Libia. La Aquarius e la nave di Sea Watch attenderanno lì, in questi giorni, gli eventuali tentativi di partenza. Fino al 4 gennaio, quando è previsto l’avvio di una nuova finestra di sereno. Sul ponte di comando Andreas, il primo ufficiale greco di Creta, tiene d’occhio l’orizzonte. A sud, le luci di alcune piattaforme petrolifere libiche rompono il crepuscolo. Più a ovest, il sole si getta nella costa tunisina, regalando al cielo striature di un rosa acceso.