«Anche le parole possono uccidere» avverte il claim dei manifesti che saranno pubblicati sulle testate aderenti all’iniziativa e inviati a parrocchie, oratori e scuole. E sono proiettili sparati quasi sempre con allegra cattiveria e sfrontata leggerezza allo scopo preciso di far male, ferire, ammazzare la personalità. Comunque lasciare il segno. Anche papa Francesco, recentemente, ha ricordato: «Parlar male di qualcuno equivale a "venderlo", come fece Giuda con Gesù».
Accade, purtroppo, anche sui mass media. Accade nella vita di ogni giorno. Accade negli stadi, dove i proiettili diventano raffiche sparate da killer ben protetti nella pancia della curva. Accade nelle scuole ad opera dei soliti bulli, parole che mirano a togliere autostima e soggiogare, spesso nell’indifferenza, e nella paura, di chi disapprova ma non osa opporsi. Accade per la strada, negli uffici, un po’ ovunque. E quindi è bene che la campagna sia visibile ovunque e interroghi tutti. Se è vero che la pubblicità può suggerire, più o meno consapevolmente, pensieri e comportamenti negativi, in altri casi – come nelle campagne sociali – invita a pensieri e comportamenti virtuosi che contribuiscono a rendere migliori le singole persone e la società.
Le parole? Le nostre parole sono importanti, ma le parole sono l’esito di un pensiero e di una cultura. E quando prevale la cultura dello scarto e del potere, della denigrazione e della violenza, le parole diventano proiettili e «possono uccidere». La campagna che parte oggi non sarà un fatto estemporaneo. All’interno di un progetto più ampio, #migliorisipuò, seguiranno altre iniziative analoghe. Questa è sostenute anche da molte organizzazioni non profit che la diffonderanno sul web, nelle scuole e negli oratori.Tutti i contributi alla campagna sono gratuiti, a cominciare da quello della squadra messa in campo da Testa, con i direttori creativi Vincenzo Celli e Dario Anania, l’art Cristina Macchi e il copy Vincenzo Celli. Esecutivi e impianti sono sviluppati dalla Cooperativa sociale Pensieri&Colori. La post produzione delle immagini si avvale del contributo di Marco Pignatelli e Danilo Giovannini.