Negli anni dal 1983 al 2012 il numero, la complessità e la diffusione geografica dei provvedimenti di confisca sono aumentati, passando da circa 50 confische all’anno a circa 500. È uno dei dati - presentati ieri a Napoli in un convegno - che emerge da uno studio sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale, condotto dall’Istituto interregionale delle Nazion Unite (Unicri), basandosi sui casi e sui dati forniti dalle forze dell’ordine e dalle autorità giudiziarie italiane. Il valore totale dei beni confiscati nel periodo considerato ammonta a circa 1,5 miliardi. Quasi 690 milioni nella sola Sicilia. Nello stesso periodo sono state confiscate 1.708 aziende. Rappresentano l’8% del totale delle confische. Mentre il 52% è costituto da proprietà immobiliari, seguite di veicoli (20%) e dai crediti finanziari (11%). Il 95% delle aziende confiscate si trova in sei sole sei regioni: Sicilia (36%), Campania (20%), Lombardia (13%), Calabria (9%), Lazio e Puglia entrambe all’8%. «Per ridurre il potere economico e il controllo territoriale del crimine organizzato – ha concluso la direttrice dell’Unicri, Cindy J. Smith – è fondamentale aggredirne le proprietà, scoraggiare le connivenze, far fronte all’impunità e migliorare la protezione degli imprenditori».