ROMA «Mi preme sottolineare la mia estraneità a ogni condotta illecita. Ho già chiesto al procuratore della Repubblica aggiunto di Potenza di poter chiarire la mia posizione». All’indomani della bufera giudiziaria e mediatica che ha investito lui e la compagna di vita Federica Guidi, l’imprenditore siciliano Gianluca Gemelli prova a scrollarsi di dosso l’accusa di traffico di influenze illecite. Dopo le dimissioni del ministro dello Sviluppo, anche lui ha lasciato la carica di commissario di Confindustria a Siracusa. È iscritto nella sessantina d’indagati dei due tronconi della maxi inchiesta della procura di Potenza: uno riguarda emissioni e smaltimento dei rifiuti del Centro oli di Viggiano; l’altro la realizzazione del Centro oli «Tempa Rossa» della Total, con presunti episodi di corruzione di amministratori pubblici e imprenditori. Giovedì 6 persone sono finite ai domiciliari (l’ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino, del Pd, e 5 dipendenti dell’Eni, poi sospesi dalla compagnia) e i loro interrogatori di garanzia inizieranno lunedì.
Shell, Total e «la mia dolce metà». Negli atti dell’inchiesta sono riportati dialoghi intercettati dagli inquirenti, relativi anche a telefonate compiute o ricevute da Gemelli. C’è quella ormai nota, in cui il 5 novembre 2014 l’ex ministro (non indagata ma dimessasi «per opportunità politica» legata al possibile conflitto d’interessi) lo avvisava della possibile reintroduzione, nella legge di Stabilità, di una norma sui lavori per il centro Oli di Tempa rossa («E poi dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato... se è d’accordo anche Maria Elena, quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte»). Fra le altre, ce n’è una in cui, parlando con un imprenditore, Gemelli adombra che Guidi abbia interceduto per lui anche nei confronti della Shell: «Mi ha appena chiamato la mia dolce metà, mi diceva che è stata a colloquio con Brun» (il riferimento pare essere a Marco Brun, ad di Shell Italia) e «gli ha parlato di te... quindi se riusciamo a organizzare un appuntamento per la prossima settimana, andiamo a trovarlo». Mentre Franco Broggi, un dirigente di Tecnimont (azienda che ha concesso in subappalto a Gemelli lavori per 2,5 milioni di euro) in un altro dialogo fa sapere: «Sta circolando corrispondenza interna, dove si dice che la persona interverrà a nostro favore verso Total». Una velata allusione a un interessamento di Guidi? Tuttavia, a sostegno della sua buona fede paiono essere altre telefonate in cui Gemelli «rimproverava al ministro di non avergli dato il supporto richiesto» e «non averlo agevolato in generale nella conclusione dei suoi affari». Ma sempre Gemelli, dopo aver partecipato a un convegno a Roma, chiama un socio: «Dai che sta andando come volevamo noi».
«Mi brucia l’orecchio». Nel 2015, nelle telefonate fra Guidi e Gemelli paiono affiorare timori: il 22 e 23 gennaio, annotano gli inquirenti, i due fanno «espliciti riferimenti al probabile coinvolgimento del Gemelli in una certa vicenda e alla possibilità di conseguenze politiche indirette anche per lo stesso ministro». Guidi auspica: «Non ci devono essere danni per entrambi». Il giorno dopo, il ministro chiede notizie su eventuali assunzioni e Gemelli risponde: «Devi stare più che tranquilla... è tutto ipertrasparente », ma lei ferma la conversazione «Basta dai...non stiamo qui a parlarne adesso». Un timore che mostra pure Gemelli. Una settimana dopo, ascoltando Guidi riferire di problemi «per quella roba lì su Total e Tecnimont», osserva: «Non mi interessano queste cose... Non me le raccontare...». Il ministro non afferra subito l’allusione e allora, nella chiamata seguente, appena lei nomina Tecnimont, Gemelli è più esplicito: «A me mi brucia l’orecchio con il telefono!».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Gianluca Gemelli
L’imprenditore Federica Guidi
L’ex ministro