giovedì 19 marzo 2015
Caos sul ddl, slitta l'approdo al Senato previsto per oggi. Fi protesta per i ritardi sulla "lieve entità".
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Slitta ancora una volta l’approdo in aula al Senato del ddl anticorruzione. Con accuse reciproche tra Pd e Forza Italia. Il passaggio parlamentare, in ballo da due anni, del provvedimento era di fatto una formalità. Infatti, avrebbe dovuto subito lasciare il posto alla discussione sul decreto che riguarda le banche popolari. Sul testo ieri si è vissuta una battuta d’arresto in commissione, legata a un giallo che si è consumato sulla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto delegato che riguarda la particolare 'tenuità del fatto'. La commissione ha, comunque, dato il via libera alle altre tre proposte di modifica del governo, tra cui quella di punire con la reclusione da tre a otto anni le società quotate che commettono il reato di falso in bilancio. Per le società non quotate la pena va da uno a cinque anni. Il rimpallo delle responsabilità è proseguito per tutta la giornata. Con il democrat Giorgio Tonini che accusa Forza Italia di fare ostruzionismo e Lucio Malan che ha preso le difese del presidente della Commissione Francesco Nitto Palma, sostenendo la sua imparziale e scrupolosa osservanza delle procedure. Mentre tutto il «pasticcio», dice Malan, sarebbe da imputare al governo che si era impegnato a presentare un emendamento sul falso in bilancio, presupposto del quale era proprio il decreto incriminato. Del quale il viceministro Enrico Costa ieri intorno alle 18 ha annunciato la pubblicazione in Gazzetta entro la serata di ieri (poi effettivamente avvenuta), presentandolo in versione pdf alla commissione. Cosa che non ha comunque soddisfatto gli 'azzurri'. «La norma diventa efficace dal giorno successivo alla pubblicazione. Non abbiamo ancora una norma valida ed efficace», ha spiegato Ciro Falanga. Su richiesta del quale Nitto Palma ha riaperto i termini per presentare proposte di modifica, scaduto ieri alle 13.  Così oggi la commissione continuerà nell’esame di quelli, fra i 78 subemendamenti, che non attengono alle parti 'incriminate', mentre c’è tempo fino a oggi alle 11 per presentare i subemendamenti alla luce della versione 'facente fede' della Gazzetta. Come sottolinea lo stesso relatore Nico D’Ascola (Ncd), «lo slittamento è un dato di fatto». Nitto Palma, a seduta finita, sostiene che «se non ci fosse stato l’intoppo sulla tenuità del fatto» tutto si sarebbe concluso ieri sera. E a Tonini replica, accusandolo di «mistificare la realtà». Mentre il presidente del gruppo dem, Luigi Zanda, invoca una conferenza dei capigruppo per sbloccare la situazione. Sempre oggi, alle 15, è prevista la seduta comune del Parlamento per eleggere i giudici costituzionali, dunque non sarà possibile per l’assemblea riunirsi. Ci sarà di sicuro fumata nera. M5S fa sapere al Pd di essere pronto alla necessaria «ampia condivisione», proponendo una terna: Franco Modugno, Silvia Niccolai e Felice Besostri.
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