La donna con il vescovo Francesco Oliva e il sindaco Giuseppe Alfarano il giorno del Battesimo delle sorelline
Acqua che uccide e acqua che dona vita. Non solo messaggi di morte dalla Calabria dei migranti. Non solo bimbi morti ma anche bimbi che si affacciano alla vita. Un mese fa la tragedia di Cutro, tragedia di tanti bimbi, ben 35 morti nel naufragio, ma anche di tante giovani mamme. A poche decine di chilometri, a Camini, piccolo paese della Locride, splendido esempio di integrazione, nei giorni scorsi si è invece festeggiata una storia di vita, un inno alla vita, la storia di Loveth, nigeriana, giunta su un barcone a Lampedusa, e delle sue gemelline Marcy e Melody, fortemente volute dalla giovane mamma, aiutata da una comunità aperta e accogliente.
Al compimento del primo anno le due piccole sono state battezzate nella parrocchia di Santa Maria Assunta in Cielo, dal vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva, padrini il sindaco Giuseppe Alfarano e la moglie Loreta Bombardieri. Chiesa strapiena, un’intera comunità in festa, perché qui si vivono davvero il valore e la concretezza dell’inclusione. Una giornata importante, fortemente voluta da Loveth. Nel suo Paese dopo il diploma delle superiori, lavora in un salone per parrucchiera e poi segue un corso di cucito. Ma il lavoro è poco e così nel 2011, appena ventenne, lascia la Nigeria, arriva in Libia, riesce a imbarcarsi e il 14 agosto arriva a Lampedusa. Si trasferisce a Pistoia per un anno, mantenendosi come parrucchiera.
La giovane mamma nigeriana Loveth con le sue gemelline di un anno - .
Frequenta anche un corso di italiano. Nel 2014 si trasferisce in Svizzera per convivere con un ragazzo conosciuto su Facebook. Nel 2018 ritorna in Italia per rinnovare il permesso di soggiorno, incontra un uomo di cui si innamora e decide di non fare ritorno in Svizzera. Si trasferisce a Roma dove lavora in un albergo come addetta alle pulizie. Ad agosto 2021 scopre di essere incinta. La notizia viene accolta con gioia dalla coppia ma la situazione cambia quando, durante la prima ecografia, scoprono che si tratta di gemelli. L’uomo suggerisce alla compagna di interrompere la gravidanza, perché spaventato dall’idea di dover sostenere economicamente due figli. Idea che lei respinge, sospettando che la sua vera motivazione sia la presenza di una famiglia e dei figli in Nigeria, di cui l’uomo non ha mai dato conferma. Così decide di lasciarlo e va a Napoli. Qui un’amica le consiglia di raggiungerla a Riace, dove le dice che potrà fare richiesta di inserimento nel Progetto di accoglienza. Arrivata, scopre che è stata raggirata dall’amica che non si rende più reperibile. Così si trova sola, costretta a trascorrere la notte su una panchina. Al mattino accetta il consiglio di una ragazza di recarsi a Camini per chiedere ospitalità.
È un buon consiglio e infatti viene accolta nel Progetto Sai, gestito dalla Eurocoop Servizi “Jungi Mundu”. È ormai al settimo mese, viene ricoverata a Catanzaro a seguito di una visita nella quale è riscontrata un’alterazione della frequenza cardiaca di uno dei due feti. I medici ritengono opportuno intervenire subito con parto cesareo. Così le piccole “sbarcano” alla vita. Ma devono essere intubate e collocate in un’incubatrice con prognosi riservata, rimanendovi per due mesi.
Alle dimissioni, per una delle gemelle si conferma la diagnosi di patologia tachicardica neonatale e la necessità di assumere una terapia idonea ad evitare possibili complicazioni. Ma l’amore della mamma e l’impegno di tanti le accompagna, la comunità di Camini e la Diocesi, in testa la direttrice della Caritas, Carmen Bagalà, capo scout e da anni impegnata con l’associazione Libera. Loveth, sorride, emozionata, affiancata dal nuovo compagno Shadrach, anche lui nigeriano. Il Vescovo, ricordando la tragedia di Cutro, esorta tutti «a restare uniti e sentirsi Figli di Dio nonostante l’appartenenza alle diverse fedi religiose» affermando che «non esistono distinzioni per lingua, etnia, colore della pelle o per essere nati da una parte piuttosto che dall’altra del Mediterraneo». Guardando la giovane mamma paragona il suo viaggio a quello descritto dai Vangeli nel deserto, sottolineando come, «nonostante le molteplici prove della vita, adesso è stata benedetta dalla nascita di queste due bambine che entrano, con il Battesimo, a far parte della dell’unica grande famiglia di cui Dio è Padre che ci ama tutti in egual modo».
Oliva poi chiede ai parroci e alla comunità «di accompagnare le due bimbe nel loro percorso, affidandole come tesoro da custodire». E, infine, ribadisce che la sua presenza e della direttrice della Caritas, «vogliono essere uno sprone per continuare ad accogliere e a prendersi cura di chi a Camini arriva in cerca di riscatto e di un futuro migliore». Loveth ora farà la mamma, ma per lei è già pronto un lavoro nel laboratorio di tessitura, una delle tante belle attività di vera integrazione realizzate a Camini.