sabato 22 ottobre 2022
Il tema scelto per l’annuale Rapporto redatto dal Centro studi della scuola cattolica Cicatelli: offerto anche un decalogo che aiuti a rendere il giudizio elemento educativo
La "sfida" del valutare
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La valutazione: parte integrante dell’azione educativa o semplice verifica del livello raggiunto? Insomma una valutazione “per” l’apprendimento o una valutazione “dell’”apprendimento?. È il filo conduttore dell’annuale Rapporto sulla scuola cattolica in Italia, redatto dal Centro studi della scuola cattolica (Cssc), giunto alla sua 24ª edizione. « L’obiettivo dei questionari distribuiti nelle scuole cattoliche a docenti, genitori e studenti – spiega Sergio Cicatelli, coordinatore scientifico del Cssc ¬– era documentare gli strumenti di valutazione effettivamente in uso nelle scuole, le finalità ideali e reali attribuite alla valutazione scolastica, il clima emotivo che accompagna i momenti di valutazione, le opinioni su alcuni aspetti delle procedure valutative in parte oggetto di recenti modifiche».

La fotografia che ne esce mostra due situazioni differenti all’interno del percorso scolastico. Ecco che nella scuola primaria abbiamo un approccio più vicino a una valutazione “per” l’apprendimento che si sostanzia, ad esempio, con l’utilizzo dei giudizi, piuttosto che sui voti. Decisamente più conservatore l’approccio dei docenti delle scuole medie e delle superiori, dove la valutazione attraverso i voti appare quella più gradita.

Ma anche da parte degli studenti di questi due ordini di scuola vi è un gradimento per questo metodo valutativo. Insomma neppure la scuola cattolica, in questo campo, sembra portata a introdurre un approccio innovativo, o meglio, più legato al percorso educativo nel suo evolversi. Del resto un docente su cinque davanti alla precisa domanda sul formulare proposte innovative in merito si dichiara per “lasciare tutto com’è” (punto su cui concordano anche il 31% dei genitori, il 29,9% degli studenti delle medie e il 20,8% di quelli delle superiori). Il ritorno ai giudizi nella valutazione degli studenti delle scuole primarie è ritenuto positivo da quasi i due terzi dei docenti (64,9%), mentre si divide a metà il fronte dei genitori tra favorevoli e contrari.

Eppure il tema non si può esaurire nel dibattito “giudizio o voto”, perché, sottolinea nella sua presentazione il vescovo Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per la scuola e assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, «la finalità profonda di ogni valutazione, è quella di trovare il motivo per valorizzare la persona, mettendone in luce le migliori potenzialità e costituendo sempre motivo di incoraggiamento ». Ecco che il Rapporto nelle sue tre parti offre un approccio teorico al tema, accanto a una ricerca sul campo (il questionario diffuso nelle scuole) e alcune considerazioni su alcuni aspetti particolari della prassi valutativa, arrivando a stilare un “decalogo”, che, spiega Cicatelli, «offra in forma schematica quelli che dovrebbero essere i principi per una buona valutazione scolastica ».

Tra i punti troviamo il « non si può non valutare», «la valutazione è azione didattica ordinaria», « valutare senza giudicare», «guardare alle competenze» e soprattutto « non avere paura della valutazione ». Il Rapporto del Cssc è anche l’occasione per una fotografia sullo stato di salute della scuola cattolica. Attualmente sono state censite 7.829 scuole (5.739 infanzia, 1.006 primarie, 510 medie e 574 superiori) con un calo di 30 unità (in controtendenza le materne con un +7), che accolgono 542.080 bambini e bambine (302.730 infanzia, 127.546 primaria, 60.413 medie, 51.391 superiori) con un calo di 2.699 concentrato in infanzia (-1.405) e primaria (-2.922), compensato dagli aumenti di medie (+74) e soprattutto delle superiori (+1.554). Crescono sia gli alunni con nazionalità non italiana (+0,4%) che rappresentano il 6,1% degli iscritti, sia quelli con disabilità (+0,1%) attestandosi all’1,7% degli iscritti.

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