Non ci sarà una riunione plenaria, sarà Letta in persona a trarre la sintesi su riforme e regole del voto. Ma un orientamento, il premier, sembra già averlo: inutile la battaglia di religione tra Camera e Senato su chi deve superare il 'proporzionale' riscritto dalla Consulta, prima bisogna leggere le motivazioni della Corte costituzionale e dopo aprire il tavolo. Dire mercoledì verso quale modello si tende è inutile. Invece, nel discorso della fiducia è essenziale tratteggiare con precisione la riforma del bicameralismo, che abolisce il Senato elettivo e porta con sé una sostanziosa riduzione del numero dei parlamentari.
Il ddl è pronto, non appena Forza Italia si tirerà fuori dalla riforma dell’articolo 138 il Cdm passerà all’azione. Ma sul cronoprogramma serve la vidimazione del sindaco di Firenze. Due le esigenze da mettere insieme: la fretta di Renzi contrapposta alla prudenza del Nuovo centrodestra. «Ora la legge di salvaguardia c’è, possiamo riflettere », ha detto il ministro delle Riforme Quagliariello. «Non è vero che abbiamo aperto al doppio turno», ha aggiunto Alfano volendo allontanare l’ipotesi di un accordo a stretto giro.
La paura di Ncd è che fare la riforma a breve tenga aperte per Renzi le finestre di voto di marzo e giugno. Letta si mette nel mezzo: la sua idea è approvare la legge elettorale entro maggio, prima del semestre europeo e ancorandola alle riforme istituzionali, assicurando allo stesso tempo che l’orizzonte del governo resta il 2015, senza dilazioni. Ma se anche Renzi sottoscrivesse un accordo del genere, quale legge potrebbe nascere? Letta nel discorso d’insediamento di aprile accennò al Mattarellum, ma lungo questi mesi ha espresso simpatie anche per il doppio turno francese e per la flessibilità tedesca, che consente larghe intese in caso d’emergenza. Il discorso è complesso: con Grillo al 20 per cento, ragiona il premier in queste ore, è inutile parlare di «certezza del vincitore nella sera del voto», come insiste a dire Renzi.
La parola d’ordine è «bipolarismo non muscolare», che vuol dire non obbligato, non senza alternative. E la premessa di una nuova legge elettorale maggioritaria è un’azione politica che trasformi «il voto di protesta in voto di proposta»: un’azione che passa per l’abolizione delle Province e del finanziamento pubblico dei partiti, per un’azione incisiva in Europa e un piano «a sorpresa» di politica industriale che il premier illustrerà mercoledì (insieme ad interventi «equilibrati e senza tabù» su pubblica amministrazione e giustizia). Il discorso per le Camere sarà impostato oggi e poi chiuso martedì sera. In mezzo, sabato e domenica, ore di riposo e passerella ai gazebo delle primarie Pd a Testaccio.
Tutto ciò vuol dire che il doppio turno non ha spazi? I lettiani non danno questa chiave di lettura: «Nessuno è più 'bipolare' di Enrico, l’approdo alla fine sarà quello, ma con tempi e modi tranquillizzanti per Alfano». Ma bisogna aspettare Renzi. Per il momento le reazioni dal suo entourage sono freddine: «Cosa c’è da aspettare ancora?». E lui, il rottamatore, in giornata è apparso agguerrito: «La politica non tocca più palla, i giudici decidono sulla legge elettorale, sul metodo Stamina, su Berlusconi... Con le primarie cambia tutto».