sabato 9 dicembre 2023
Dopo le pensioni, un nuovo caso agita i rapporti già tesi fra i partiti sulla legge di Bilancio dall'esame tormentato. Ridotto pure il "tesoretto" per le modifiche parlamentari
Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni

Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni - ANSA

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Come se non bastassero i maxi-rinvii, sulla manovra piomba la polemica sui fondi “scippati” - tra l’altro ai migranti - per finanziare la maggiore dote di 100 milioni circa concessa al comparto sicurezza. Si fa sempre più teso il clima in Senato, con le opposizioni che parlano di governo in tilt e rischio di esercizio provvisorio (il Pd), mentre M5s invia alla maggioranza il messaggio che ora qualsiasi “condivisione” del percorso è da escludere.

Dopo il pasticcio sulle pensioni di alcune categorie della Pa, con la correzione che non convince i sindacati dei medici, l’ultimo caso nasce su un altro dei 3 emendamenti presentati giovedì sera, quello sugli stanziamenti per Forze di polizia, Forze armate e Vigili del Fuoco, applaudito da tutto il centrodestra a partire dal ministro della Difesa, Guido Crosetto: «Mi sono impegnato in prima persona», dice.

Solo che per recuperare questi 100 milioni è sforbiciato di 15 milioni l’anno per tre anni anche il nuovo fondo per l’accoglienza dei migranti e dei minori non accompagnati, appena creato con il “decreto Anticipi”. Pure il “tesoretto” a disposizione delle Camere per le modifiche viene di fatto dimezzato. Già il governo, ricorda il presidente dei senatori dem, Francesco Boccia, ha «vietato ai senatori di maggioranza di fare emendamenti», ora «scippa» i fondi parlamentari e in più non ha ancora depositato «gli annunciati emendamenti sul ponte di Messina, siamo fuori tempo massimo». Avanti di questo passo sembra sempre più complicato rispettare anche il nuovo calendario, che ha fatto slittare l’approdo in aula al 18 dicembre. Bisognerà fare i salti mortali per centrare almeno l’obiettivo di un primo ok entro il 21.

Non era certo questo lo scenario immaginato a ottobre da Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, che avevano cercato di blindare la manovra con la richiesta di zero emendamenti per evitare da un lato di vedere stravolto il progetto del governo in un contesto di risorse scarse e dall’altro di procedere spediti, tanto che si ipotizzava all’inizio addirittura il voto finale a metà dicembre. Invece nelle ore in cui la premier sarà impegnata nel Consiglio Europeo più delicato dell’anno, con l’Italia che cerca di spuntare regole “rispettabili” per il nuovo Patto di Stabilità, al Senato andrà in scena la battaglia sulla legge di Bilancio.

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