Facce distese, sorrisi. A Bruxelles il sollievo è palpabile: come si era capito la Commissione Europea ha fermato la procedura per il debito contro l’Italia, e questa volta con un’assoluzione più convinta rispetto a dicembre. Una grossa mano l’ha data lo stesso governo, non solo con il Consiglio dei ministri di lunedì, ma anche con la lettera inviata martedì a tarda sera con garanzie sul 2020, molto apprezzata a Bruxelles. «Grazie all’insieme delle misure presentate - spiega il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici - l’Italia rispetta globalmente il Patto di stabilità e si mette dunque in regola».
Oltretutto «l’Italia realizza lo stesso sforzo previsto a dicembre, ma senza la crescita, mentre allora le previsioni la vedevano al’1%. Riteniamo sarebbe controproducente dal punto di vista economico e per il debito chiedere al Paese di fare di può quest’anno». Insomma, «la Commissione ha concluso che non è più giustificata una procedura». Lunedì e martedì la decisione arriva a Eurogruppo ed Ecofin. «La spiegherò nel dettaglio» promette Moscovici. Ci saranno mugugni, soprattutto sul fronte olandese, ma non dovrebbero esserci problemi, del resto in una riunione del Comitato economico e finanziario, ieri, gli Stati membri hanno parlato di «miglioramento notevole».
«Oggi - ha scritto su Facebook il premier Giuseppe Conte - è un giorno importante per l’Italia, che porta a casa il risultato che merita. Nessuna procedura, l’Europa ci riconosce serietà e responsabilità». «Decisamente una bella giornata per l’Italia», chiosa il ministro dell’Economia Giovanni Tria, con l’impegno del governo «premiato due volte: dall’accordo con la Commissione e, ancora più importante, dalla reazione estremamente positiva dei mercati». E infatti ieri i tassi sui Btp decennali sono scesi all’1,6%, lo spread sotto i 200 punti, ai minimi da maggio 2018. «Rispetto a dicembre l’Italia ha imparato - dicevano fonti comunitarie - ha capito che lo scontro non conviene e costa miliardi».
Il governo ha presentato misure complessive per 7,6 miliardi di euro (lo 0,42% del Pil) che riportano il deficit nominale del 2019 dal 2,4% previsto dal governo (e dal 2,5% della Commissione) al 2,04% concordato a dicembre. Molto apprezzato il decreto che congela 1,5 miliardi di euro provenienti dalle minor spese di Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Ancora più importante è lo sforzo strutturale, decisivo per ridurre il debito, pari a 8,2 miliardi (non si conteggiano le minore entrate della rottamazione delle cartelle, considerate una tantum), lo 0,45% del Pil.
La Commissione accetta peraltro come «strutturali» anche i pagamenti di dividendi di Cdp, Banca d’Italia e altre controllate pubbliche (2,7 miliardi di euro), in quanto saranno versati anche nei prossimi anni. In questo modo si copre quasi del tutto la deviazione strutturale lamentata dalla Commissione per il biennio 2018-2019, pari (margini per il Ponte Morandi inclusi) allo 0,52% del Pil: è rimasta solo un irrisorio divario dello 0,07% (1,2 miliardi di euro), che probabilmente sarà coperto dai risparmi sugli interessi. Nel 2019 il deficit strutturale migliora così dello 0,2% del Pil, più del necessario (bastava lo 0,1%), mentre a maggio si prevedeva un peggioramento dello 0,2%,
L’occhio è ora al 2020, per il quale le previsioni di primavera della Commissione stimavano un deficit nominale al 3,5% del Pil (dunque oltre la soglia del 3%) e un debito al 135,2%. Bene la lettera, ma «dovremo monitorare - avverte Moscovici - l’esecuzione del bilancio italiano molto attentamente nella seconda metà dell’anno. E dovremo analizzare con cura la bozza di legge di bilancio per il 2020 che deve esserci inviata entro il 15 ottobre». Insomma «la strada non finisce qui».