Mettere in sicurezza i bambini. E’ arrivato subito, poche ore dopo l’esplosione delle prime bombe, l’appello della Ong Soleterre, presente in Ucraina, affinché l’avvio di una guerra che tutti speravano di scongiurare non metta a rischio i più indifesi. “Stiamo cercando di capire come sta il personale, vogliamo proteggere gli ospedali e la nostra sede” ha detto in un videomessaggio il presidente Damiano Rizzi. Fondazione Soleterre lavora in Ucraina dal 2003 a fianco dei piccoli con tumore e dei loro genitori. Insieme alle realtà locali ha realizzato interventi strutturali, garantito strumentazione medica e forniture di farmaci nei reparti dell’istituto del Cancro e dell’istituto di Neurochirurgia di Kiev. Non solo: ha anche aperto una casa d’accoglienza per ospitare gratuitamente i tanti bambini malati. “E’ una situazione inimmaginabile, ma non è il momento per fermarsi – spiega Rizzi -. Quella ucraina è una popolazione stremata già adesso”.
Il 40% delle famiglie aiutate provengono dalla zona est dell’ex repubblica sovietica, proprio dalle regioni di Luhansk e Donetsk che Mosca ha riconosciuto ufficialmente nei giorni scorsi. “Ho visto personalmente già nel 2015 ospedali chiusi e bombardati” dice il presidente di Soleterre. Molte persone, è il racconto dei volontari della Ong, hanno paura di tornare a casa per timore di essere bombardate, mentre altre temono di non poter fare ritorno a casa e venire bloccate ai posti di blocco a causa dell’aggravarsi della situazione.
“Due settimane fa, madre e figlia ospiti nella Dacha sono tornate a casa a Svatove, nella Regione di Luhansk, e hanno dovuto nascondersi in cantina per tre giorni a causa di intense sparatorie. Ci stiamo mettendo in contatto con i nostri, presto ci sarà presto bisogno di tutto, non solo di supporto militare, ma anche di sostegno umano e di solidarietà”.