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Alle otto di sera, è un messaggio della premier Giorgia Meloni sui canali social a confermare che il Consiglio dei ministri ha appena licenziato l’annunciato decreto su immigrazione e sicurezza: «Rendiamo più veloci le espulsioni degli immigrati irregolari pericolosi - scrive -, introduciamo la piena tutela per tutte le donne e manteniamo quella per i minori, ma con le nuove regole non sarà più possibile mentire sull’età reale». Inoltre, prosegue la presidente del Consiglio, «400 militari in più saranno impiegati nell’operazione Strade Sicure, da destinare alle principali stazioni ferroviarie italiane». Insomma, seppur con qualche limatura effettuata last minute rispetto alla bozza circolata martedì, l’impianto della nuova stretta in materia di immigrazione (inserita in un ennesimo decreto legge di 11 articoli) pare essere rimasto. Per il Guardasigilli Carlo Nordio, intervenuto in conferenza stampa al termine del Cdm, «la prima normativa sulla disciplina dell'Immigrazione è la legge Turco Napolitano» ma «abbiamo assistito ad un fallimento normativo negli ultimi 25 anni» e dunque «interveniamo ora in modo efficace». Finora, considera Nordio, si sono prodotte «norme e carte, ma quanti dovevano essere espulsi venivano raggiunti da un provvedimento cartaceo, ineseguito. Ora abbiamo cercato di ottenere un’efficacia concreta, mentre finora erano astrazioni speculative, i rimpatri erano estremamente limitati». Secondo il ministro di Giustizia, il testo rispetta le convenzioni internazionali ed europee. Ma su diverse norme si addensano già i dubbi di giuristi ed enti umanitari impegnati sul fronte dell’assistenza a migranti e a minori. Dal canto loro, alcune forze d’opposizione sono critiche. Di «chiacchiere e distintivo» parla la segretaria del Pd, Elly Schlein, convinta che il governo abbia «già peggiorato la situazione, ha reso più difficile salvare le vite in mare e ha smantellato l’accoglienza diffusa».
Espulsioni più rapide per i «lungo soggiornanti»
In base alle nuove norme, riferisce il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, possono essere espulsi anche gli immigrati «lungo soggiornanti» (che stanno in Italia da anni) se ritenuti pericolosi «per gravi motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato», ma il titolare del Viminale deve darne preventiva notizia al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri. Tocca al prefetto disporre l’espulsione e può essere allontanato anche chi è destinatario di una misura di sicurezza. Inoltre il questore può vietare il reingresso dell’espulso che ha presentato ricorso per assistere al procedimento penale se ritiene che la sua presenza possa procurare «grave pericolo». Ancora, la domanda di asilo reiterata (dopo il diniego della prima) non bloccherà l'esecuzione di un provvedimento di allontanamento in corso. Una norma inserita, secondo il governo, per contrastare la pratica delle richieste pretestuose e dilatorie.
Verifiche su età di minori non accompagnati
Il decreto prevede la possibilità di svolgere più rapidamente gli accertamenti «antropometrici» (e sanitari, compreso il ricorso a radiografie) per verificare l’età effettiva del minore straniero non accompagnato. Gli accertamenti sono autorizzati dalla procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni. Se l’età dichiarata non corrisponde al vero, lo straniero può essere condannato per il reato di false dichiarazioni al pubblico ufficiale. E la condanna può essere sostituita dall’espulsione.
I 16-18enni nei centri d’accoglienza per adulti
Resta anche la discussa norma che introduce l’eventualità che - in caso di momentanea indisponibilità di strutture ricettive temporanee - il prefetto possa disporre il provvisorio inserimento del minore - che ad una prima analisi appaia di età superiore ai sedici anni - per un periodo comunque non superiore a 90 giorni, dentro sezioni ad hoc previste in strutture diverse da quelli riservati ai minori (cioè nei centri d’accoglienza ordinari, destinati agli adulti). «Non deroghiamo alle tutele - argomenta tuttavia il ministro Piantedosi -, non vengono meno» così come «il trattamento differenziato per il sedicente minore».
Tutele per le donne migranti, non solo se incinta
Rispetto alle preoccupazioni evidenziate nei giorni scorsi da parlamentari di opposizione, l’esecutivo ha precisato che nel nuovo decreto non saranno indebolite le tutele per le donne migranti che arrivino in Italia in stato di gravidanza. Finora, fa sapere il governo, «solo le donne in stato di gravidanza o le madri con minori venivano inserite subito nel sistema di accoglienza di secondo livello. Per tutte le altre, la normativa prevedeva lo stesso identico trattamento degli uomini adulti». Ora il decreto, puntualizzano fonti di governo, corregge quell’anomalia garantendo «a tutte le donne migranti, dunque non più solo a quelle in stato di gravidanza, l’accesso nelle strutture di maggiore tutela».
Più risorse per Polizia e Vigili del Fuoco
Il provvedimento stanzia 5 milioni di euro per il 2023 e 20 milioni di euro dal 2024 fino al 2030 per interventi a favore della Polizia e dei Vigili del Fuoco. Inoltre, aumenta il personale di polizia presso le ambasciate e i consolati italiani, per potenziare le verifiche del rilascio dei visti d’ingresso.
Salta presenza Guardacoste negli hotspot
Sparisce invece dal testo licenziato dal Cdm l’articolo che prevedeva l'intervento della Guardia Costiera negli hotspot, in caso di arrivi consistenti e ravvicinati di migranti sul territorio nazionale provenienti dalle rotte marittime del Mediterraneo. Una norma sfilata all’ultimo momento e che, se invece fosse stata mantenuta, avrebbe consentito la presenza dei militari delle Capitanerie (alle dipendenze del ministero dei Trasporti, guidato dal vicepremier leghista Matteo Salvini) nei centri di primo arrivo dei migranti.