L'allarme c'era già stato, e adesso si inizia a capire che non si stava certamente gridando "al lupo al lupo". L'Intelligenza artificiale può nuocere gravemente alla salute dell'occupazione: i primi sintomi e preoccupanti si stanno manifestando proprio nell'economia digitale. La piattaforma di social media TikTok ha annunciato che taglierà centinaia di posti di lavoro, a partire dalla Malesia. I tagli sarebbero dovuti proprio all'impiego dell'IA, che prenderà il controllo pressoché totale della moderazione dei contenuti. Un potere discrezionale e delicato, che d'ora in poi passerà dai cervelli umani agli algoritmi. TikTok, di proprietà della cinese ByteDance, ha dichiarato che i tagli si abbatteranno sulle sue sedi in varie parti del mondo. Si comincerà appunto dalla Malesia, dove almeno 500 persone perderanno il posto. Un portavoce di TikTok ha spiegato che il "sacrificio" servirà ad aumentare la qualità nel controllo dei video pubblicati. "Ci aspettiamo di investire 2 miliardi di dollari a livello globale in sicurezza solo nel 2024 e continuiamo a migliorare l'efficacia dei nostri sforzi, con l'80% dei contenuti in violazione ora rimossi dalle tecnologie automatizzate". Il tutto, però, a spese degli umani che si ritroveranno senza stipendio.
Potrebbe essere solo l'inizio di un enorme effetto domino dalle conseuenze incalcolabili sull'assetto della società globale. Anche l'Italia rischia di venire investita in pieno dal dilagare dell'IA: secondo una ricerca effettuata dall'AI-Enabled ICT Workforce Consortium (consorzio che contempla giganti della tecnologia come Cisco, Google, Microsoft, Accenture, Eightfold, IBM, Indeed, Intel e SAP), il 91% dei posti nell'Information e communication technology sono rmai da considerare a rischio. Tradotto in numeri, si tratta di 10 milioni di lavoratori del settore in Europa e quasi 1 milione nella sola Italia. Si tratta di circa 47 posizioni che l'IA promette di svolgere meglio, e soprattutto senza salario.
Ma quello dell'Ict non è l'unico settore esposto al pericolo. Circa 20 milioni di lavoratori in Ue potrebbero perdere il posto di lavoro a breve termine se non si prendono rapidamente delle precauzioni, vista la velocità di sviluppo dell'intelligenza artificiale. È quanto emerge da uno studio del Centres for European Policy Network (Cep), che sottolinea come siano i lavoratori più qualificati quelli più esposti all'impatto della nuova tecnologia. Mentre i precedenti progressi tecnologici, come ad esempio pc e smartphone, hanno aumentato le competenze dei dipendenti e quindi la loro produttività, la cosiddetta AI generativa distruggerà in modo irreversibile interi profili professionali, osservano i ricercatori. "Circa un posto di lavoro su dieci nell'Ue sarà direttamente interessato entro la fine di questo decennio. Lo spettro va dai manager e dai consulenti agli avvocati e agli specialisti di marketing" ha affermato qualche mese fa l'esperto digitale del Cep di Berlino, Anselm Küsters, autore dello studio insieme all'esperta della sede di Roma del Cep, Eleonora Poli.
Un problema serio, che andrà affrontato quanto prima, e che potrebbe rivelarsi un boomerang. Perché l'aumento della disoccupazione, anche tra redditi di alto profilo, andrebbe a impattare inevitabilmente sulla domanda. Le conseguenze sui consumi potrebbero essere pesanti. Fino a prova contraria, i robot non vanno a fare la spesa.
Quali possono essere i rimedi? Usare proprio l'AI per riqualificare i lavoratori e dirottarli su nuove funzioni, possibilmente non in subordine agli algoritmi. Secondo gli esperti, andranno però elaborati anche nuovi ammortizzatori sociali, studiando nuove forme di redditi di base o di inclusione, magari attingendo ai nuovi (enormi) profitti generati dall'utilizzo dell'IA.