MINORI SOLI, ECCO COSA DICE LA LEGGE Dopo anni di stallo, nel 2017 è stata approvata la legge sui minori stranieri non accompagnati. Cinque i punti principali del testo in base al quale i bambini e i ragazzi non ancora maggiorenni che arrivano in Italia senza una famiglia non potranno essere respinti ma avranno gli stessi diritti dei loro coetanei dell’Unione Europea. Per la prima volta vengono disciplinate per legge le modalità e le procedure di identificazione ed accertamento dell’età. Oltre a una banca dati nazionale, viene regolato il sistema di accoglienza integrato tra strutture dedicate esclusivamente ai minori. La legge promuove poi lo sviluppo dell’affido familiare come strada prioritaria di accoglienza rispetto alle strutture. Il minore potrà richiedere direttamente il permesso di soggiorno alla questura competente. In ogni Tribunale per i minorenni viene istituito un elenco di 'tutori volontari' disponibili ad assumere la tutela anche dei minori stranieri non accompagnati per assicurare a ogni minore una figura adulta di riferimento adeguatamente formata.
«Vado in Europa». Con questa pazzia nel cuore Khalif si è messo a camminare, da solo. Passo dopo passo, lasciandosi alle spalle madre e padre, facendosi inghiottire dal deserto, senza paura, senza voltarsi indietro.
Ci vuole coraggio, per noi adulti occidentali che senza navigatore ci sentiamo sperduti anche nel mezzo di una metropoli affollata, ma il viaggio di Khalif, cittadino del Mali, iniziava un anno fa quando di anni ne aveva otto. «Vado in Europa perché voglio studiare e lavorare», ha detto a se stesso prima che agli altri, ma cos’era questa Europa nemmeno lo sapeva. Come un Eldorado o l’America dei nostri nonni, l’Europa di Khalif doveva essere la fine di ogni tribolazione, il luogo in cui si mangia tutti i giorni, la gente non si uccide per strada, i piccoli vanno a scuola e non a fare il soldato, se stai male ti curano.
«Studiare e lavorare». È questa la benzina che lo ha fatto marciare per un anno, tra gli stenti, il lavoro forzato per pagarsi il viaggio, le botte, i ricatti, la prigione. Gli ultimi mesi li ha passati in Libia, l’inferno sulla terra, finché una notte ha avuto il suo angolino su un gommone e ha affrontato il mare nero... A salvarlo è stata la Mare Jonio, ormai nota come 'la nave dei bambini', tanti ne portava a bordo.
«Quando sarò in Europa potrò mandare soldi ai miei genitori», ha spiegato sei giorni fa al giornalista di Avvenire, Nello Scavo, a bordo della Mare Jonio, prima di essere sbarcato dai soccorritori della Guardia Costiera sulla spiaggia di Lampedusa. Hai qualcuno ad aspettarti in Italia o in altri Paesi? «Non ho nessuno. Farò tutto da solo». Che paura può fare un continente intero, pur sconosciuto e poco accogliente, quando a nove anni si è già traversato il Sahara e si ha vinto la sfida con il mare? Anche i tre giorni di stallo sulla nave in balìa dei cavalloni, aspettando che l’Italia permettesse il trasbordo dei piccoli, sarà stato poco più di un inciampo, solo l’ultimo in ordine di tempo. Nel suo futuro c’è ben altro cui pensare, «farò da solo, non ho nessuno che mi aspetti».
"Ecco, direttore, perché le sto scrivendo", dice una delle tante lettere arrivate con ogni mezzo al nostro giornale, "per dirle che da questo momento Khalif ha qualcuno che lo aspetta in Italia, io e la mia famiglia abbiamo il desiderio di ospitarlo". A scrivere questa volta è Francesca, insegnante di scuola primaria in Piemonte e madre di tre bambini: "Per questo mi ha impressionato molto la sua storia, perché i miei figli sono coetanei di Khalif. Leggendo l’articolo ho provato a immaginare questo bambino che attraversa l’Africa da solo e ho pensato ai miei figli, che io non mando neanche a prendere il pane dall’altra parte della strada per paura che capiti loro qualcosa...". Un quarto letto, una sedia in più attorno al tavolo e il calore di una famiglia, questo ha da offrirgli, e chiede ad Avvenire con chi mettersi in contatto per realizzare il progetto.
Il bambino ancora non lo sa, ma sono in molti ad attenderlo in tante case di questa Italia, che sarà pure litigiosa, confusa, allo sbando, ma ancora capace di allargare le braccia di fronte a un bambino uscito dal mare per scaldarlo in un abbraccio e dare anche a lui l’opportunità di essere felice. "Non so come spiegarlo in un breve messaggio, ma ho sentito che potrei fare qualcosa per questo bambino. Prenderlo con me e aiutarlo a crescere: aiutarlo ad aiutare la sua famiglia", scrive anche Simona, già iscritta nell'elenco potenziale dei genitori affidatari dal Tribunale di Cagliari, "siete il mio unico ponte con questo bambino, spero riusciate a contattarmi quanto prima".
"È possibile metterci in contatto con i servizi sociali o con chi si sta curando di lui? Noi saremmo disponibili ad accoglierlo in affido", si appella Anna da Reggio Emilia. E c’è chi non sa di cosa Khalif potrà avere bisogno quindi offre tutto, "fateci sapere, se servono vestiti, libri di scuola, un maestro di italiano, i pomeriggi a giocare con altri bambini". "I miei ragazzi sono al liceo, potranno aiutarlo a studiare...". Di tutto questo da Lampedusa Khalif non sa nulla.
«Ora chiamerò mamma e papà, saranno felici di me», dice esausto. Dopo un anno si permette di tornare bambino. E finalmente, per la prima volta, piange.