Una manifestazione per la cittadinanza - Ansa
Che ci siano volute le Olimpiadi con le squadre italiane multietniche ad accendere i riflettori nel centrodestra è possibile. Come è probabile che i riflettori accesi sulla possibile modifica della legge di cittadinanza datata 1992 (ampiamente superata da una realtà completamente mutata rispetto alla fine del secolo scorso) siano il frutto di una guerra di posizione all’interno della coalizione di governo, dove da mesi ormai Lega e Forza Italia giocano a differenziarsi su diversi temi, come nel caso della giustizia. Sta di fatto che la guerra di logoramento agostana arriva mentre il confronto nel campo avversario delle opposizioni sul tema del “diritto all’italianità” è stato avviato prima ancora dell’accensione della fiamma olimpica. E a lavorare per un punto di incontro tra lo ius soli (più o meno temperato) caro al Pd e lo ius scholae gradito a M5s è il vicecapogruppo dem alla Camera Paolo Ciani (leader di Demos).
Ciani racconta di aver già depositato il suo testo da prima che si aprisse il dibattito agostano, e di essere ripartito dalla sintesi che aveva fatto il percorso più lungo in Parlamento, lo ius culturae, facendone «un modello italiano, che tiene conto delle specificità del nostro Paese». Insomma, l’idea era quella di trovare un’intesa con i partiti di opposizione, perciò le aperture di Forza Italia, ribadite ancora ieri dal leader Antonio Tajani, fanno spazio a una speranza inaspettata, che però - mette in guardia il parlamentare legato alla Comunità di Sant’Egidio - rischiano di «trasformarsi in una grande delusione, se si rivelassero solo un gioco strumentale, dopo aver alimentato aspettative nelle nuove generazioni di immigrati».
Nel testo proposto si tiene conto del riconoscimento della «nascita e della successiva integrazione scolastica e sociale sul territorio nazionale dei figli degli stranieri immigrati nel nostro Paese prevalentemente per motivi di lavoro». Qualche cifra fornita da Ciani: «Nel 2022 il numero di minori stranieri in Italia era di circa 1 milione e negli ultimi tempi l’andamento demografico mostra che nascono circa 50mila bambini l’anno da genitori stranieri», con una «divaricazione tra lo status giuridico e l’identità personale» dopo anni di scuola in Italia. «Un’intera generazione - dice Ciani - cresce e rischia di restare straniera nel Paese che sente come proprio, dove è nata e si è formata». Di qui l’apertura estesa anche ai bambini arrivati in Italia entro i 12 anni, che compiano un ciclo scolastico, o per chi arriva per il ricongiungimento dopo i 12 anni ma che abbia completato un ciclo scolastico.
Ora l’unico timore è che - come accaduto in passato - prevalga il vincolo di governo sulla scelta parlamentare. Perché in Parlamento la legge, se davvero FI tenesse il punto, stavolta potrebbero avere i numeri necessari. Tajani continua a confermare la volontà di chiudere sullo ius scholae. Anzi, la sua intenzione dichiarata è di non lasciare il tema alle opposizioni. «Tutto quello che pensiamo lo diciamo, ci muoviamo alla luce del sole», assicura al Corriere della sera, non ci sono «giravolte» anche perché questo tema era caro già a Berlusconi. Ma anche se «le priorità del Paese ora siano altre», osserva, questo non deve impedire una riflessione «su proposte equilibrate. Prima di tutto con i nostri alleati», come insiste anche Maurizio Lupi, poi «se altri vogliono collaborare e aggiungersi, ben vengano. Ma - aggiunge il leader azzurro - nessuno può dire all’altro “non devi parlare di questi temi o fai un favore alla sinistra”: non prendiamo lezioni su come ci si oppone alla sinistra e non rinunciamo ai nostri principi».
Matteo Salvini però non si schioda: «Nel programma di governo» il tema non c’è e se si guarda all’Italia, nell’ultimo anno censito, il 2022, «è lo Stato europeo che ha concesso più cittadinanze a cittadini stranieri».
Insomma, il leader della Lega ma anche la premier Meloni vedono come un problema per la maggioranza l’attivismo forzista. A settembre infatti si aprirà un confronto sui testi depositati e sulle possibili sintesi. E se davvero ci fosse la volontà di dare una risposta attesa da tanto tempo, stavolta sarebbe davvero possibile. Nel centrosinistra, però, si oscilla tra attendismo e scarsa fiducia nella tenuta degli azzurri. Il presidente del Pd Stefano Bonaccini incalza Tajani: «Passi ai fatti», i dem ci sono. Ma il leader di +Europa Riccardo Magi è già pronto a chiedere un referendum sulla materia. Mentre dai Verdi il leader Angelo Bonelli invita la stessa Meloni a «riflettere. Lo ius scholae - dice - sarebbe un passo avanti per l’Italia».