Riparte oggi alla Camera, dopo una lunga tregua, l’estenuante 'guerra di posizione' sulla riforma della legge elettorale. La trincea è quella della commissione Affari costituzionali, dove nel pomeriggio verrà avviata la terza lettura dell’Italicum, che negli auspici del premier Matteo Renzi dovrebbe essere quella definitiva. Il testo dovrebbe approdare in Aula il 27 aprile, ma la battaglia (oltre che contro le obiezioni degli altri partiti) il segretario del Pd dovrà combatterla soprattutto in casa propria: da un lato, c’è la direzione del partito che ha votato affinché il testo resti com’è uscito dal Senato; dall’altro c’è la minoranza (in commissione siedono fra gli altri Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi, Gianni Cuperlo, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini) i cui voti, se sommati a quelle delle opposizioni, potrebbero creare uno sbarramento al ddl. La segreteria punta tutto sulla riunione del gruppo, il 15 aprile, quando un voto cristalizzerà la posizione del partito, costringendo la minoranza a rispettare la linea o ad assumersene la responsabilità. Le richieste principali dei 'bersaniani', sintetizzate da D’Attorre, sono almeno due: il superamento dei capilista bloccati e la possibilità di apparentamento tra liste in caso di ballottaggio. Richieste sostenute anche dalle opposizioni, come conferma il capogruppo di Sel in commissione, Stefano Quaranta. Dal canto suo, il premier non sembra intenzionato a trattare: il suo timore è che la minoranza punti a far saltare l’Italicum per accelerare il ricorso alle urne. L’impianto attuale, è il suo convincimento, non si tocca, compresi i capilista bloccati, il premio alla lista e il divieto di apparentamenti tra il primo turno e l’eventuale ballottaggio. La linea della fermezza è ribadita dal vice segretario del Pd Lorenzo Guerini: «Il rischio è che spostando sempre l’asticella non si arrivi mai ad una conclusione. La riforma elettorale è stata già modificata in più punti a Palazzo Madama, rispetto al testo approvato in prima lettura dalla Camera », ha detto Guerini al
Sole24ore. In mezzo ci sono i 'trattativisti' della corrente «Area riformista» (da Roberto Speranza a Nico Stumpo e Cesare Damiano) che ieri hanno lanciato un appello a tutto il gruppo parlamentare del Pd alla Camera. Il testo (che verrà ultimato in nottata) dovrebbe contenere le perplessità sull’Italicum, mettendole in relazione con la riforma costituzionale: le due riforme messe insieme, è la tesi, presentano delle «criticità» che vanno superate mantenendo «aperto il confronto fino all’ultimo momento utile». Se le adesioni fra i deputati del Pd dovessero essere numerose (40-50), allora i numeri dell’Italicum potrebbero divenire precari non solo in commissione, ma anche in Aula. Ma il contenuto del documento non è del tutto scontato: se l’appello dovesse comunque concludersi con un impegno esplicito a votare la legge elettorale con o senza modifiche, rispettando la volontà della maggioranza dei deputati Pd, in quel caso la componente renziana potrebbe aprire spiragli per alcune limature. La partita, insomma, è ancora tutta da giocare.