L'Italicum prova ad andare di corsa, sia pure tra mille ostacoli, al Senato, per chiudere con il voto finale al massimo entro martedì prossimo. Freno a mano tirato invece per la riforma del bicameralismo che a Montecitorio,
anche grazie alla aggressiva linea di interdizione della
minoranza Pd, subisce uno stop per quanto riguarda il voto
finale, che slitta a dopo il giuramento del nuovo Capo dello
Stato. A deciderlo una conferenza dei capigruppo convocata "last
minute".
Oggi alla Camera, al momento di votare l'articolo chiave
della riforma del bicameralismo, si è registrato una clamorosa
assenza da parte della minoranza dem che non ha consentito il
via libera al nuovo Senato. Pierluigi Bersani, Gianni Cuperlo e
Stefano Fassina non hanno votato l'articolo in questione. Anche
Rosi Bindi ed altri deputati della minoranza hanno negato il
loro appoggio all'articolo, inchiodando i sì a 270 voti, mentre
Pippo Civati ha votato contro: ma in Senato i "civatiani"
avevano già assunto la stessa posizione, che quindi non è una
novità, come invece lo è quella di Bersani e dei suoi.
Ha preso quindi corpo il "lodo" avanzato da Pino Pisicchio,
presidente del gruppo Misto, per superare l'ostruzionismo: voto
di tutti gli emendamenti prima delle elezioni del presidente
della Repubblica, voto finale dopo il suo giuramento.
In Senato la legge elettorale va avanti anche se le minoranze
Dem, pur ritirando molti emendamenti, hanno annunciato con
Walter Tocci l'intenzione di non votare l'emendamento di Anna
Finocchiaro che recepisce gli accordi sul nuovo Italicum (premio
alla lista e non alla coalizione, soglia per ottenere il premio
dal 37% al 40%, sbarramento al 3%).
E un altro voto ha provocato un aspro intervento della
"civatiana" Lucrezia Ricchiuti, abituata a interventi forti.
Dopo la bocciatura di un emendamento di Ricchiuti, che
introduceva le primarie per legge per scegliere i candidati, il
governo ha accolto un ordine del giorno, che lo impegna a
"valutare" la possibilità di presentare una legge sulle
primarie. "Il mio partito è alla frutta" ha subito commentato in
Aula Ricchiuti contestando il precedente parere contrario ad suo
emendamento: parere contrario del governo che sarebbe dipeso
dipeso dal fatto che esso "era stato presentato da chi viene
definito 'gufò". Parole definite "gravi" dal capogruppo Luigi
Zanda, ma la senatrice ha ribattuto punto per punto.
Il Senato concluderà comunque venerdì mattina le votazioni
sugli emendamenti mentre quelle finali sul testo si terranno
martedì. E Miguel Gotor ha detto che i bersaniani negheranno il
loro "sì".