Lo scontro finale
sull'Italicum va in scena a Montecitorio dove oggi inizia la discussione sulla nuova legge elettorale voluta fortemente da Matteo Renzi. Uno scontro che vede
ai ferri corti la maggioranza di governo e tutto l'arco delle
opposizioni e che continua a creare tensione anche nel Pd, dove
l'eventualità di una fiducia sul testo - è l'avvertimento della
minoranza Dem - rischia di acuire il logoramento interno al
partito. A dirlo, è Roberto Speranza, che dopo un lungo
silenzio conferma il suo addio all'incarico di capogruppo e
affonda: "la fiducia sarebbe una violenza vera e propria al
Parlamento italiano". Tra i renziani la questione di
fiducia sull'Italicum viene data ormai per scontata, tranne che
sulle pregiudiziali su cui la riflessione è ancora aperta.
Il premier Renzi ammonisce: possono mandare a casa il governo, ma non fermare l'urgenza del cambiamento. In ballo c'è la dignità del Pd, approvarla è decisivo per non bloccare le riforme. Il ministro Boschi in aula assicura che il Governo è 'disponibile a un approfondimento su eventuali modifiche della riforma costituzionale, ma non può essere un barattò. Difende poi la legge: simile a quella proposta dalla Commissione di esperti nominata dal governo Lettà e attacca Fi: una legge non diventa incostituzionale solo perché è stato eletto presidenteMattarellà. Ma l'opposizione promette battaglia e Fi confermala richiesta di voto segreto su due questioni pregiudiziali.
Alle 10 è iniziata la discussione generale sul testo (il voto finale non si terrà comunque questa settimana ma è fissato per il 4 maggio) e martedì ci sarà il primo vero snodo, quello delle pregiudiziali di costituzionalità e di
merito (che saranno accorpate) già annunciate da Fi. Il voto,
salvo colpi di scena, dovrebbe tenersi martedì a scrutinio
segreto mentre resta ancora in stand by la decisione del
premier Matteo Renzi di mettere la fiducia (superando così il
voto segreto). Più probabile, invece, che la fiducia venga messa
sugli articoli del ddl. Ed è su questo punto che la minoranza Pd
alza le barricate.
"Io fino all'ultimo istante proverò a fare il possibile"
perché la fiducia non venga messa, perché "creerebbe condizioni
di vero logoramento al nostro interno", rimarca in tv l'ex
capogruppo che, sulla scia di quanto affermato nei giorni scorsi
da Pier Luigi Bersani, definisce "sbagliato", da parte di Renzi,
legare il destino del governo a quello dell'Italicum. Pronta la
replica del renziano Ernesto Carbone: "Fermarsi ora perché la
minoranza non vuole è irrispettoso nei confronti del partito".
Ma il tema nel Pd di Renzi, osserva Speranza, va oltre la
legge elettorale. "Sono dell'idea che non debba esserci un
partito della Nazione in cui c'è dentro di tutto" e che, si
allontana dal mondo del lavoro "imbarcando" pezzi di ceto
politico del centrodestra, spiega, mettendo sul piatto un altro
punto di attrito tra renziani e minoranza. Minoranza che, sulla
scelta del voto, resta divisa tra le posizioni di chi, come Rosy
Bindi (porre la fiducia significherebbe "tradire la nostra vita
democratica") o Alfredo D'Attorre che uscirà dall'aula al
momento della fiducia votando no al testo, chi, come Ginefra o
Damiano, la fiducia la voterà e chi, proprio come Speranza, al
momento sceglie di non esporsi.
E mentre Ap prosegue nel tentativo di mediare proponendo ai
gruppi di non chiedere il voto segreto e agli alleati di governo
di non mettere la fiducia è invece netta la battaglia delle
opposizioni. "Renzi fa delle pressioni inaccettabili, se cade il
governo non finisce la legislatura", tuona il capogruppo Fi
Renato Brunetta mentre ambienti azzurri si dicono non
preoccupati del dissenso filo-renziano dei verdiniani. E mentre
Sel definisce l'ipotesi fiducia "un'aberrazione" il M5S, con
Alessandro Di Battista, si prepara ad "azioni extraparlamentari
perché il Parlamento è totalmente esautorato". L'aria, insomma,
è quello dello scontro totale. Un muro contro muro che solo lo
scenario di un voto senza fiducia potrebbe attenuare. "Il
governo "onestamente sta facendo di tutto e di più per evitare
di arrivare alla fiducia", è lo spiraglio del vicesegretario del
Pd Debora Serracchiani. Alle prossime ore il difficile verdetto.