lunedì 10 ottobre 2011
Il ministro della Giustizia ha disposto un'ispezione nell'ambito delle inchieste sulle giovani donne portate da Giampaolo Tarantini al premier Berlusconi.
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Il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma ha disposto ieri due ispezioni sul caso Tarantini alle procure di Bari e Napoli. Stando a quanto si apprende il Guardasigilli ha dato mandato ai suoi ispettori di recarsi nei due uffici giudiziari e chiesto l’acquisizione al Csm delle audizioni del procuratore capo Antonio Laudati e dell’ex pm Giuseppe Scelsi.L’ispezione alla procura di Bari era stata sollecitata nei giorni scorsi con una interrogazione parlamentare dal responsabile della giustizia del Pd Andrea Orlando e dal capogruppo in commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti. Mentre nei giorni scorsi anche i vertici parlamentari del Pdl, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, avevano sollecitato Palma a intervenire sulle procure secondo le sue prerogative. «Il Pdl chiama, Nitto Palma risponde», attacca subito Massimo Donadi (Idv). Mentre Pina Picierno e Donatella Ferranti, del Pd, senza entrare nel merito della decisione del Guardasigilli, sollevano però dubbi sulla permanenza in carica del capo degli ispettori Arcibaldo Miller, «il cui nome risulta, da articoli di stampa mai smentiti, presente nell’inchiesta sulla P3 condotta dalla procura di Roma».Nel capoluogo pugliese il guardasigilli intende verificare se, come denunciato al Csm dall’ex pm Giuseppe Scelsi, vi siano stati da parte del procuratore capo Antonio Laudati presunti ritardi nella chiusura dell’inchiesta. Quanto all’ispezione a Napoli, il ministro - si è appreso - potrebbe annunciarla ufficialmente già oggi alla Camera come sollecitato da una serie di interrogazioni e di interpellanze del Pdl, oltre che da un esposto dei penalisti baresi. Per quanto riguarda questa seconda ispezione sono tre i principali punti su cui Palma si avvierebbe a chiedere accertamenti agli ispettori guidati da Miller. Innanzitutto sul fatto che siano stati i pm (e non il giudice) ad emettere un decreto con cui è stato sollevato dal segreto professionale l’avvocato Nicola Quaranta, uno dei legali di Tarantini. Nell’esposto i penalisti lamentano l’adozione di un «atto abnorme» da parte dei tre pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock, perché in base all’articolo 200 del Codice di procedura penale sollevare un legale dal segreto sarebbe consentito soltanto al giudice a seguito di accertamenti. Poi, c’è la fuga di notizie su un’intercettazione tra Lavitola e Berlusconi pubblicata dal settimanale "L’Espresso" prima che venisse depositata.Sul caso Laudati è intervenuto anche il vicepresidente del Csm Michele Vietti per assicurare che «la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura farà fino in fondo il suo dovere, tempestivamente e nel rispetto delle altre iniziative in corso, sia di carattere disciplinare sia penale».Intanto, sempre ieri, a Piazzale Clodio - sede del Palazzo di Giustizia di Roma - si è tenuto un vertice durato tre ore tra le procure della Capitale e di Bari per fare il punto sulle rispettive competenze. I pm romani indagheranno sulla presunta estorsione ai danni del premier Berlusconi, avvenuta nel marzo-luglio 2011. Per la quale sono chiamati in causa Gianpaolo Tarantini, la moglie Angela Devenuto, Valter Lavitola e due suoi collaboratori. Quelli di Bari, invece, dovranno accertare se il presidente del Consiglio, nel 2009, abbia indotto Tarantini a rendere false dichiarazioni. Al momento qui il solo indagato è Lavitola.Le due procure ieri si consultavano per la prima volta da quando sono state investite della questione di competenza. Per configurare l’esatta situazione creatasi potrebbero esserci nuovi incontri. Nel frattempo i magistrati della capitale svolgeranno una serie di atti istruttori: saranno sentite alcune persone, ma non, allo stato delle cose, Berlusconi, per conto del quale Nicolò Ghedini ha presentato una memoria un paio di settimane fa.
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