La legislatura che si è chiusa l’ha visto protagonista nel sostenere l’iter di leggi su temi eticamente sensibili, come la norma sulle cure palliative (una delle pochissime approvate all’unanimità), la legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (della quale è stato relatore alla Camera) e quella di cui s’è fatto promotore per destinare ai bisognosi i farmaci inutilizzati. Queste ultime non sono arrivate al traguardo, ma Domenico Di Virgilio, deputato del Pdl alla terza legislatura, ex presidente nazionale dei Medici cattolici, intende ripresentarle se sarà rieletto, e prima ancora candidato, cosa della quale non è ancora certo. L’insabbiamento della legge sulle Dat al Senato, a un metro dal voto finale, lo sente come una ferita e un’ingiustizia politica. Un lavoro lasciato a metà, che andrà completato.
I temi etici sembrano sinora al margine dell’agenda politica. Cosa ne pensa?È un paradosso, perché invece sono centrali nell’agenda della gente. Il mio partito non è stato ineccepibile ma si è battuto quand’è stato necessario. E alla conta dei voti, anche a scrutinio segreto come sulle Dat, s’è aggregato un consenso assai più ampio e trasversale rispetto agli schieramenti in campo. Lo stesso è accaduto quando al Senato sono state raccolte le firme per sollecitare il voto in aula sulla legge. È falso affermare che i temi etici dividono e quindi sarebbe meglio lasciarli fuori dai programmi: invece hanno una capacità di aggregazione che dipende dalla loro stessa natura prioritaria.
Perché allora si preferisce lasciarli fuori dal confronto elettorale?Si tratta di temi difficili, che richiedono saldezza di princìpi e competenza. L’esperienza parlamentare insegna che ci vogliono idee chiare e capacità di argomentarle impegnandosi per farle condividere. Leggo che si vogliono ringiovanire le liste: d’accordo, ma occorre anche vera conoscenza delle materie legate ai temi decisivi per i cattolici. E non solo per loro.
C’è chi dice che assumere posizioni esplicite sui nodi etici non porterebbe voti a partiti "generalisti". Condivide?Assolutamente no. Faccio solo un elenco sommario di alcune questioni che sarebbero "divisive": natalità, attenzione alle famiglie numerose, dignità degli anziani, rispetto della vita... Gli italiani hanno a cuore questi temi, sui quali occorre saper dire una parola chiara. Come anche sulle scuole paritarie, o le scelte di fine vita, senza farsi intimidire dalle campagne radicali. Sono convinto che tutti i cattolici che verranno eletti nel prossimo Parlamento saranno capaci di stare uniti su queste e altre scelte, anche più di quanto è accaduto sinora. Ma i cattolici in Parlamento ci devono entrare....