giovedì 25 aprile 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Non basta mettere sulla porta il cartello “gioco legale” per essere sicuri che dietro non si nasconda la criminalità. «L’allora procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso aveva segnalato, già alcuni mesi fa, le infiltrazioni dei clan nelle organizzazioni che gestiscono il gioco legale, incontrando le perplessità di molti», ricorda Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio.Perché questa sorpresa?Tanti pensavano che non fosse così, che non fosse possibile, per le mafie, che già sono attive nel gioco illegale, infiltrarsi anche in quello legale. Purtroppo, la realtà dimostra esattamente il contrario e dice che, a rischio, non è soltanto il settore dei giochi ma, come si è visto recentemente, anche quello delle energie alternative. Ed è solo un esempio tra i tanti che si potrebbero fare.Facendo un parallelo tra il gioco e la droga, si può dire che la legalizzazione non risolverebbe il problema?È proprio così. La legalizzazione è un’illusione, per alcuni anche convincente, ma tale resta. Un’illusione che non risolve i problemi. Ad oggi, infatti, non ci sono dati che confermano che per contrastare il gioco illegale bisogna diffondere sul territorio quello legale. Questo teorema potrà forse essere verificato tra molti anni, ma non certo oggi.Perché, allora, i cittadini sono continuamente bombardati dalla pubblicità del gioco che non ha altro obiettivo se non quello di aumentare il numero dei giocatori?Personalmente, sarei per abolirla come per il fumo e l’alcol, anche perché c’è un dato che quasi nessuno considera: l’incremento dei giocatori porta a un aumento di quel vero e proprio comportamento criminale che si chiama usura. Un fenomeno che colpisce non solo il giocatore che si indebita, ma anche la sua famiglia e, in definitiva, tutta la società.Quali sono i costi umani e sociali del gioco patologico?I costi umani si misurano in grave sofferenza del giocatore e della sua famiglia. Per calcolare i costi sociali del gioco patologico possiamo ricorrere nuovamente al parallelismo con la dipendenza da sostanze. Il costo di una terapia ambulatoriale presso un centro anti-dipendenze varia tra i 4mila e i 6mila euro l’anno. A questo si deve aggiungere il costo indiretto per la famiglia del giocatore, che spesso si indebita e va letteralmente in rovina. Infine, vanno aggiunti i costi derivati dalla perdita di produttività individuale del giocatore, che spesso perde anche il lavoro, quantificabili in altri 20-30mila euro l’anno.Quanti sono i giocatori patologici in Italia?Un dato preciso non esiste. Ci sono delle stime che variano tra un minimo di 300mila a un massimo di 1,8 milioni. Uno dei primi obiettivi dell’Osservatorio nazionale sulle dipendenze da gioco d’azzardo, previsto dal decreto Balduzzi, la cui prima riunione si è tenuta lunedì, sarà proprio fare chiarezza sui dati dei giocatori, soprattutto per le fasce più a rischio, che sono i giovani e gli anziani. In ogni caso, anche considerando che il gioco porta nelle casse dello Stato 8,5 miliardi all’anno, con tutti i costi (diretti e indiretti) e le criticità che produce, non si può certo dire che sia un grosso affare per lo Stato e la comunità nazionale. Utilizzando uno slogan si potrebbe affermare, a ragione, che “il gioco non vale la candela”.Perché lo si continua a considerare, nel discorso pubblico, un settore produttivo come tanti?Il comparto dell’intrattenimento conta più di 6mila aziende che producono reddito e ricchezza. Non tutte le aziende sono uguali così come non tutti i giochi sono uguali: alcuni creano più dipendenza di altri e sono quindi più pericolosi. Al netto di queste precisazioni, dobbiamo però decidere se sia giusto scaricare sui cittadini e sulla salute pubblica i costi di questa produttività.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: