«La gente è disorientata, stordita. Era pronta a scommettere su Mario Monti, a credere e a puntare sul suo lavoro, ma questa manovra è stata per molti, per troppi, una doccia gelata». Raffaele Bonanni si ferma su quelle ultime parole. Poi, senza attendere la domanda, trasforma un possibile atto d’accusa in una proposta sul futuro e indica al presidente del Consiglio una strada per «uscire dall’angolo»: chiudere subito, «già nei primi giorni di gennaio» un grande patto per il Paese con tutte le forze sociali. «Un patto che si regga su tre pilastri – spiega il leader della Cisl –. Su equità, su sviluppo e su crescita. Un patto forte, un patto capace di strappare il Paese dal pantano. Io voglio bene all’Italia e sono certo che anche Monti gliene voglia...».
E allora?Allora, noi accettiamo il tempo dei sacrifici. Servono lacrime e sangue per sotterrare gli errori dell’ultimo ventennio? Bene, siamo pronti. Ma serve anche quell’equità capace di restituire la speranza. Servono prospettive di crescita, servono scelte coraggiose e condivise. Ecco perché un patto non si può e non si deve rinviare. Ecco perché la parola da cui ripartire deve essere una sola: concertazione.
Segretario ora è costruttivo, poco fa bocciava la manovra dicendo che così l’avrebbe fatta anche suo zio...Parlavo a un comizio e davanti alla propria gente sale il "calore", l’eccitazione... Ma non volevo offendere Monti, io stimo il Professore e so che dietro le sue scelte non c’è cinismo, non c’è disprezzo per le categorie meno fortunate. Monti e molti suoi ministri hanno vissuto soprattutto nelle università, devono capire le logiche della politica. Personalmente non ho diffidenza verso il capo del governo, ma tanta gente è attonita. C’era attesa e ora c’è anche delusione. Monti poteva vendere beni demaniali e invece finora ha dato l’impressione di puntare a vendere persone...
È un’accusa dura...È solo un’immagine. Ma dietro questa immagine si agita la vera critica alla manovra: Monti per trovare i soldi ha scelto la strada più semplice. Ha accettato di rinunciare alla patrimoniale e ha deciso di colpire lavoratori e pensionati. Così non va, ma detto questo, guardo oltre e dico che c’è spazio e tempo per rimettere il treno sui binari.
Ci spieghi.Monti ha calcato troppo la mano contro i ceti meno abbienti, ora può cambiare passo. In Parlamento c’è la delega fiscale, lì può arrivare un primo segnale importante: nel provvedimento si può inserire una patrimoniale che, tenendo conto dei carichi familiari, permetta di ridurre le tasse per i lavoratori e per i pensionati.
E per le imprese?Anche per le imprese. Non tutte. Solo quelle che investono, che creano posti di lavoro. È questa la strada su cui deve camminare il governo. Per senso di giustizia e perché è l’unico modo per riattivare l’economia.
Confindustria parla di recessione...È un rischio reale. C’è una crisi drammatica, c’è una situazione brutta che difficilmente migliorerà in tempi brevi. Ed è per questo che propongo un patto tra governo e forze sociali: deve essere la bussola per ogni iniziativa, per fare fronte a ogni nuova emergenza.
Segretario insisto: Monti capirà? Non può non capire: la concertazione per lui e per il governo oggi è vitale. Per elaborare una nuova proposta equa e per farla "passare" nella nostra Italia. Chi parla con la gente? Chi spiega quello che ci aspetta? Vede, lasciando fuori i corpi sociali non solo non si trova la soluzione più adeguata, ma si provoca un corto circuito con il Paese. Ma mi faccia dire una cosa: oggi non metto Monti sul banco degli imputati; metto i partiti.
Che c’entrano i partiti?Ho un sospetto: qualcuno ha suggerito al premier di evitare il confronto con noi e lui è caduto nella trappola. Ma è ancora in tempo per recuperare. Io ci credo e ci conto. Basta che capisca e usi tutto l’acume politico possibile perché i partiti hanno già cominciato a pensare alle elezioni.
E lei? Che dice di un voto a maggio?Che sarebbe un bel guaio. Il Paese non reggerebbe a una nuova campagna elettorale. Oggi ha bisogno di serenità, di riforme, di misure condivise. E poi a che serve il voto quando non c’è una chiarezza di fondo, quando tutti i partiti hanno mille difficoltà. L’interesse del Paese è che questo governo vada avanti fino all’ultimo giorno della legislatura, ma perché questo avvenga serve una svolta.
Ha un messaggio anche per i segretari di partito?Non mi sono piaciuti. Prima hanno deciso di restare fuori. Hanno detto "ci saranno da fare operazioni pesanti e da prendere scelte dolorose facciamolo fare ai professori e noi prepariamoci alle elezioni...". Ora tirano la pietra e nascondono la mano. Ma la gente capisce e valuta: tatticismi e furbizie verranno condannati e puniti.
E allora?Allora li aspetto a gennaio. Serve anche il loro contributo, il loro impegno, le loro idee. Un patto per il Paese non può chiudersi senza il loro apporto. Serve il loro sì e serve quello del premier. Senza, il rischio è lo stallo. Senza, anche le realtà più volenterose e più responsabili del sindacato sarebbero costrette ad alzare la voce e questa è l’ultima cosa che vogliamo. Noi siamo diversi dai politici. Noi non andiamo in ferie, non ci "regaliamo" anni sabbatici, non non ci autocommissariamo come ha fatto la politica. Insomma noi non lasciamo in Paese in balia degli eventi.
Che si aspetta Bonanni dalle prossime settimane?Concertazione. Se fosse stato questo il metodo, la manovra sarebbe stata più equa e le corporazioni avrebbero avuto meno spazio. Le liberalizzazioni sarebbero state fatte senza se e senza ma. Ogni confronto sarebbe stato trasparente. Non si può chiedere di fare sacrifici senza garantire trasparenza. Noi non abbasseremo la guardia. Staremo in piazza fino al giorno di Natale, ma sotto l’albero che porteremo a Montecitorio il 24 dicembre ci saranno tante lettere di protesta, ma anche di speranza di cambiamento.