Inter (in nero) contro Sheriff. Qui in giallo Bruno - Reuters
Fra gli spezzoni del cortometraggio che raccontano la partita di Champions League andata in scena martedì sera a Milano tra l’Inter e lo Sheriff Tiraspol (per la cronaca, è finita 3 a 1), squadra moldava rivelazione della competizione europea, ce n’è uno che merita una piccola menzione, anche per il suo contenuto positivo e l’idea che forse un nuovo inizio nel mondo del calcio è ancora possibile.
Il match si è appena concluso e i calciatori dell’Inter stanno andando sotto la Curva Nord, dove di solito si posiziona la parte più calda della tifoseria nerazzurra, per raccogliere l’applauso del pubblico per la vittoria per 3 a 1 contro gli “sceriffi” moldavi. Curva tra l’altro protagonista a inizio partita per una protesta contro l’autorità giudiziaria per dei provvedimenti presi verso alcuni suoi appartenenti - divieto di ingresso allo stadio - per l’ultima trasferta dei neroazzurri a Firenze.
Ma d’altra parte del campo succede un fatto, che di questi tempi nel mondo del calcio appunto – preso com’è a dibattere tra ordine pubblico e problemi finanziari dei club - non è affatto scontato. Tre giocatori dello Sheriff, capitanati dal numero 77, il brasiliano Bruno Felipe Souza da Silvia in arte Bruno, con passo felpato vanno verso la tribuna “arancio”, che a parte la cartellonistica pubblicitaria facilmente scavalcabile, non presenta particolari barriere tra il campo e le postazioni a sedere e le aree di deflusso del pubblico. Bruno inizia ad indicare qualcuno, anzi qualcuna seduta sulle poltroncine a vedere la partita.
È quasi sicuramente una sua amica venuta allo stadio per salutarlo, il tutto in una specie di appuntamento post match. I tifosi nerazzurri e il personale in servizio si accorgono della situazione, appunto per i gesti che Bruno rivolge al pubblico anche se all’inizio non si capisce che cosa lui e i suoi compagni vogliano davvero. Così la situazione al posto di degenerare come spesso accade negli stadi con tensioni assurde tra pubblico e calciatori avversari, si risolve in modo divertente, con un remake della mitologica scena della metrò del film Mr. Crocodile Dundee, in cui i due protagonisti della storia – innamorati - si mettono in contatto sfruttando il passaparola tra le persone “imprigionate” nella fiumana di gente in attesa dei treni e che li sta separando.
Alla fine Bruno trova la sua amica e le va incontro, con i tifosi che gli cedono spazio per passare, la bacia e le dona la sua maglia.
Ma anche gli altri giocatori dello Sheriff ormai sono in mezzo ai supporter nerozzurri, ritrovandosi come Bruno sommersi dagli applausi, di sinceri arrivederci, di abbracci e sciarpe interiste. Insomma una specie di terzo tempo, come si usa nel rugby, inatteso e singolare di buon auspicio, per un calcio che deve cambiare, magari guidato da un nuovo patto tra giocatori e tifosi, lontano dalle tensioni extrasportive di questi ultimi tempi.