sabato 1 febbraio 2014
Da Letta stretta sull'Inps. Il governo prepara un ddl con regole più severe. Il ruolo di vertice sarà incompatibile con altre poltrone.
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Domenica, dopo il clamore sollevato dall’inchiesta sul presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua per presunte fatture gonfiate quando era direttore generale dell’Ospedale israelitico di Roma, il premier Enrico Letta aveva promesso «massima chiarezza, nel rispetto dei cittadini». E ieri il Consiglio dei ministri, dopo aver visionato l’istruttoria preparata sul caso dal titolare del Lavoro Enrico Giovannini, ha annunciato la presentazione di un disegno di legge «con procedura d’urgenza» per rendere incompatibili ruoli di vertice in enti pubblici con altri incarichi, annunciando «a brevissimo» regole di governance più severe.  Le nuove norme varranno anche per i contratti in essere: quando il ddl sarà legge, chi risulterà incompatibile tra più incarichi dovrà dunque scegliere subito per quale optare. «In relazione all’importanza degli enti e alla loro sfera di attività – scrive il Cdm – il presidente e gli amministratori degli enti pubblici nazionali non potranno rivestire la carica di amministratori o componenti degli organi di controllo e revisione in enti e società, né esercitare attività imprenditoriali o commerciali o intrattenere rapporti di lavoro». È la norma cardine del provvedimento del governo che punta a evitare, per il futuro, vicende imbarazzanti come quella degli incarichi "multipli" (secondo alcuni sarebbero 24, ma l’interessato smentisce: molti meno) dell’attuale presidente dell’Inps. Ad annunciarlo, ieri, è stato il premier in persona: dall’esame della situazione è emerso «un buco normativo clamoroso, che va coperto». Nella legislazione, ha detto, esiste «un regime di incompatibilità sancito per tutte le più alte cariche dello Stato, ma non per cariche di rilevanza fondamentale», quali quelle ai vertici di «enti pubblici nazionali», come l’Inps o l’Istat. Un nodo gordiano che Letta vuole tagliare. L’urgenza e le "maniere spicce" sarebbero dettate dall’intenzione di spazzare via spiacevoli ambiguità che mettono in cattiva luce le istituzioni, dettando al contempo regole ferree per il futuro: «Un ente nazionale come l’Inps e altri va guidato in esclusiva, come io guido il governo», ribadisce Letta. Il caso, aggiunge, «è molto particolare: c’è una norma di troppo, mi viene da dire...». E spiega: «Le nomine dovrebbero essere fatte attraverso una procedura, la norma va fatta per decreto legge e il dl Salva Italia, lo prevede. Lo dico a chi chiede commissariamenti: una nomina per legge può essere cambiata o per legge o per dimissioni». Opzione, quest’ultima, su cui non sarebbero arrivati segnali, fino a ieri. Così il governo ha stretto i tempi: «Abbiamo iniziato un percorso sulla nuova governance dell’istituto. Ci eravamo dati come termine fine marzo, a questo punto accelereremo in modo tale che si copra il vuoto normativo, che c’è oggi riguardo alla fusione Inps-Inpdap». E il ministro Giovannini «terrà una consultazione con le organizzazioni sindacali e le forze sociali, a brevissimo». Ovviamente l’esecutivo non intende «sovrapporsi all’azione della autorità giudiziaria in corso, ma alcune considerazioni ci hanno obbligati ad intervenire...». Dal Parlamento, intanto, sale la richiesta di dimissioni per Mastrapasqua: «Ora diventa ancor più necessario un passo indietro», fa sapere il capogruppo del Pd in Commissione di controllo sugli enti di previdenza, Roberto Morassut. Gli fanno eco il presidente della Commissione, Lello Di Gioia (Gruppo Misto) e per il capogruppo della Lega in Senato, Massimo Bitonci: «Si dimetta».
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