A destra don Luigi Cotti, a sinistra Federica Angeli
Non solo polizia e magistratura. La lotta alle mafie si gioca su molti tavoli: da quello l'informazione a quello, meno scontato, del corretto smaltimento dei rifiuti. È stata questa la chiave della giornata di formazione cui hanno partecipato un centinaio di studenti delle scuole superiori della rete di Libera Roma, in vista del 21 marzo, Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
L'iniziativa - presso lo spazio WeGil della Regione Lazio - è stata promossa dall’associazione Amici di Roberto Morrione - primo direttore di RaiNwes24 - da Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, da Libera Informazione (fondata proprio da Morrione assieme a don Ciotti), da Libera Roma, da Articolo 21, da Fnsi, UsigRai, Ordine dei giornalisti. La giornata è stata aperta da un incontro-laboratorio dedicato all’inchiesta “Un gioco di società“, vincitrice della categoria sperimentale del Premio Morrione, con la partecipazione dei tre autori Maurizio Franco, Matteo Garavoglia, Ruggero Scotti. È stata la prima inchiesta realizzata in Italia esclusivamente su Instagram.
Nel pomeriggio l’incontro “Rifiuti: affari, sprechi, inefficienze. Un perfetto terreno di coltura per le criminalità”. Perché la criminalità organizzata non trovi spazi è necessaria infatti «una filiera a km zero, con impianti nel territorio e un ciclo completo di "digestione anaerobica" - ha detto Antonio Pergolizzi di Legambiente - che consenta di trasformare i rifiuti in risorsa: biogas, Co2, compost. Ma per questo serve una buona governance da parte delle amministrazioni e dei cittadini». Per Pergolizzi «gli impianti devono essere a servizio del territorio, non devono attrarre rifiuti da altre zone: più i rifiuti si muovono sui camion, più c’è il rischio di infiltrazioni criminali. Bisogna chiudere i cicli di trasformazione dei rifiuti nei distretti». A suo avviso «è fondamentale uscire dalla trappola di considerare i rifiuti come un costo. Ma non basta fare impianti: serve il civismo, ossia che il cittadino faccia una corretta raccolta differenziata, perché più il prodotto è pulito più rende. È importante che sia una filiera tracciata e pulita».
Dii mafie e informazione hanno parlato poi - nella sezione “Notizie sotto scorta. Il ruolo del giornalismo nella battaglia contro le mafie” - don Luigi Ciotti di Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie e Federica Angeli, cronista sotto scorta di La Repubblica. «Il giornalismo - ha detto don Ciotti - è uno dei pilastri della democrazia. Con Roberto Morrione abbiamo imparato che deve essere fatto con continuità, con approfondimento e che deve essere a servizio della collettività. Ma oggi per capire e raccontare le mafie, c’è tanta strada da fare in casa nostra, alcune sentenze ci portano interrogativi. Lo sguardo deve essere molto più ampio. Le nostre mafie sono ovunque, sulla piazza d’Europa e non solo. Dobbiamo quindi guardare non solo al nostro paese. È questo ciò che cerca di fare Libera, allargando la sua rete a livello europeo e internazionale». «Noi giornalisti corriamo grandi rischi parlando di mafia precedendo le sentenze - ha spiegato Federica Angeli - e, con l'opinione pubblica, condividiamo la grande responsabilità di chiamare le mafie per nome. Ma partono così le rivoluzioni e le persone alzano finalmente la testa».