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Guidi non è iscritta agli atti, Gemelli
risulta indagato. Ma una telefonata tra i due, in cui il
ministro si impegna a far approvare un emendamento per sbloccare
un impianto in località Tempa Rossa, nel potentino, porta in
poche ore alle dimissioni. Non solo infatti l'opposizione accusa
il ministro di "conflitto d'interessi" e annuncia mozioni di
sfiducia, ma la maggioranza fa calare sulla vicenda un
raggelante silenzio.
Risale alla fine del 2014 l'intercettazione al centro della bufera:
"E poi dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato, se è
d'accordo anche Mariaelena, quell'emendamento che mi hanno
fatto uscire quella notte, alle quattro di notte", dice Guidi al
compagno. Il ministro si riferisce a un emendamento che il
governo sta per inserire nella legge di stabilità relativo ai
lavori per il centro oli della Total in contrada Tempa rossa, a
Corleto Perticara (Potenza). Allo sblocco di quei lavori Gemelli
stesso, che guida due società del settore petrolifero, ha
interesse. La "Maria Elena" citata, è il ministro dei Rapporti
con il Parlamento Boschi. Subito dopo aver parlato con Guidi,
Gemelli telefona a un dirigente di una società petrolifera e lo
informa dell'emendamento, già bocciato una volta, per "sbloccare
Tempa rossa: la chiamo - dice - per darle una buona notizia".
L'inchiesta dei magistrati di Potenza riguarda lo smaltimento
illecito di rifiuti nel centro oli di Viggiano e casi di
corruzione per la costruzione del centro oli della Total a
Corleto Perticara. Sono circa sessanta le persone indagate
(Gemelli per concorso in corruzione e per millantato credito),
sei agli arresti domiciliari. "È riduttivo parlare di un reato
di ecomafie perché qui non vi sono i tradizionali mafiosi con le
coppole ma si tratta di criminalità organizzata su basi
imprenditoriali", dice il Procuratore Nazionale Antimafia Franco
Roberti. Emergono, spiega, "meccanismi truffaldini" che hanno
portato a un "risparmio illecito" annuo tra i 44 e 110 milioni.
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