Foto d'archivio
La siccità ci mette del suo, ma certo il problema vero dell’Italia sono le reti colabrodo e il cattivo stato di salute del nostro sistema idrico. Ed ecco che così ogni 100 litri di acqua immessa nella rete per usi civili, ne arrivano all'utente poco meno di 58; gli altri 42 (pari a un valore assoluto di 3,4 miliardi di metri cubi) si perdono lungo la rete idrica che in molte parti del Paese è datata e in cattivo stato di salute. A complicare una situazione strutturale già grave si aggiungono i consumi idrici totali notevoli:40 miliardi di metri cubi all'anno che fanno salire il nostro Paese sul podio più alto d’Europa per chiesta di oro blu. A scattare questa indecorosa foto la Cgia, secondo il quale siamo il Paese più "idroesigente" d'Europa; seguono a distanza la Spagna (poco più di 30 miliardi di metri cubi) e la Francia (quasi 27 miliardi di metri cubi). Sia in agricoltura che nell'industria siamo il Paese che registra i consumi idrici più elevati in Ue.
Chi consuma di più in Italia
Dei 40 miliardi di metri cubi all'anno che cnsumiamo, 41% è in capo all'agricoltura (16,4 miliardi di metri cubi), il 24% viene impiegato per usi civili (9,6 miliardi di metri cubi), il 20% per l'industria (8 miliardi di metri cubi) e il 15% per produrre l'energia elettrica (6 miliardi di metri cubi). Infine, in merito all'uso civile della risorsa idrica in Italia consumiamo 25 milioni di metri cubi al giorno. I destinatari di questa risorsa non sono solo le famiglie, ma anche le piccole imprese, gli alberghi, i servizi, le attività commerciali, produttive, agricole, e industriali collegati direttamente alla rete urbana. Tra questi consumatori vanno incluse anche le strutture pubbliche, come le scuole, gli uffici, gli ospedali.
Una rete colabrodo da nord a sud
Il problema della dispersione di acqua immessa nelle rete idrica riguarda un po’ tutta l'Italia ma ci sono delle differenze a livello territoriale evidentissime. Se nel Comune di Potenza non arriva nei rubinetti delle abitazioni il 71% di quanto immesso in rete, a Chieti si tocca il 70,4%, a L'Aquila il 68,9% a Latina il 67,7% e a Cosenza il 66,5%. Per contro a Milano le perdite idriche raggiungono il 13,4%, a Pordenone il 12,1% a Monza l'11%, a Pavia il 9,4% e a Como, la città più virtuosa d'Italia, il 9,2%. Non tutto il Sud, comunque, versa in condizioni «disastrose»; fortunatamente ci sono delle situazioni virtuose che vanno doverosamente segnalate. Se, ad esempio, nel comune di Trapani la dispersione raggiunge solo il 17,2% dell'acqua immessa in rete, a Brindisi il 15,7% e a Lecce il 12%; un valore, quest'ultimo, addirittura inferiore a quello riscontrato nel comune di Milano.
In un periodo in cui nel Mezzogiorno non piove dallo scorso inverno e le temperature in questi mesi estivi hanno raggiunto livelli spaventosamente elevati, avere in questa ripartizione geografica una dispersione superiore al 50% dell'acqua potenzialmente utilizzabile è un vero e proprio «delitto», lo definisce l’ufficio studi della Cgia di Mestre.
La situazione regionale
A livello regionale, dunque, la situazione più critica è in Basilicata dove la dispersione d'acqua su quanto immesso in rete è pari al 65,5%. Seguono l'Abruzzo con il 62,5%, il Molise con il 53,9%, la Sardegna con il 52,8% e la Sicilia con il 51,6%. Per contro, la Lombardia con il 31,8%, la Valle d'Aosta con il 29,8 e l'Emilia Romagna con il 29,7% sono le aree più virtuose del Paese. In linea di massima, la dispersione è riconducibile a più fattori: alle rotture presenti nelle condotte, all'età avanzata degli impianti, ad aspetti amministrativi dovuti a errori di misurazione dei contatori e agli usi non autorizzati (allacci abusivi)
Gli interventi di ammodernamento
Per la realizzazione di nuove infrastrutture idriche primarie, la riparazione, la digitalizzazione e il monitoraggio integrato delle reti idriche per diminuire le perdite d'acqua, il PNRR ha messo a disposizione ben 4,3 miliardi di euro. A queste risorse va aggiunto un altro miliardo che nello scorso mese di maggio è stato assegnato al ministero delle Infrastrutture per ridurre le perdite nelle reti di distribuzione. Soldi che «dobbiamo spendere bene e in fretta se vogliamo finalmente tappare tutte le falle che sono presenti nella nostra rete idrica». Inoltre, secondo la Cgia di Mestre, potrebbe non essere sufficiente creare nuovi invasi, razionalizzare i consumi e mettere a nuovo la rete di distribuzione. Come hanno fatto con successo l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Kuwait, Israele e in parte anche la Spagna, «non è da escludere che anche l'Italia debba puntare sull'utilizzo dei dissalatori».