sabato 3 agosto 2024
La fotografia scattata dalla Cgia di Mestre ci "incorona" come il Paese più idroesigente d'Europa con 40 miliardi di metri cubi usati all'anno. Le perdite maggiori in Basilicata, Abruzzo, Molise
In Italia rete colabrodo, solo 58 litri di acqua su 100 arrivano agli utenti

Foto d'archivio

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La siccità ci mette del suo, ma certo il problema vero dell’Italia sono le reti colabrodo e il cattivo stato di salute del nostro sistema idrico. Ed ecco che così ogni 100 litri di acqua immessa nella rete per usi civili, ne arrivano all'utente poco meno di 58; gli altri 42 (pari a un valore assoluto di 3,4 miliardi di metri cubi) si perdono lungo la rete idrica che in molte parti del Paese è datata e in cattivo stato di salute. A complicare una situazione strutturale già grave si aggiungono i consumi idrici totali notevoli:40 miliardi di metri cubi all'anno che fanno salire il nostro Paese sul podio più alto d’Europa per chiesta di oro blu. A scattare questa indecorosa foto la Cgia, secondo il quale siamo il Paese più "idroesigente" d'Europa; seguono a distanza la Spagna (poco più di 30 miliardi di metri cubi) e la Francia (quasi 27 miliardi di metri cubi). Sia in agricoltura che nell'industria siamo il Paese che registra i consumi idrici più elevati in Ue.

Chi consuma di più in Italia

Dei 40 miliardi di metri cubi all'anno che cnsumiamo, 41% è in capo all'agricoltura (16,4 miliardi di metri cubi), il 24% viene impiegato per usi civili (9,6 miliardi di metri cubi), il 20% per l'industria (8 miliardi di metri cubi) e il 15% per produrre l'energia elettrica (6 miliardi di metri cubi). Infine, in merito all'uso civile della risorsa idrica in Italia consumiamo 25 milioni di metri cubi al giorno. I destinatari di questa risorsa non sono solo le famiglie, ma anche le piccole imprese, gli alberghi, i servizi, le attività commerciali, produttive, agricole, e industriali collegati direttamente alla rete urbana. Tra questi consumatori vanno incluse anche le strutture pubbliche, come le scuole, gli uffici, gli ospedali.

Una rete colabrodo da nord a sud

Il problema della dispersione di acqua immessa nelle rete idrica riguarda un po’ tutta l'Italia ma ci sono delle differenze a livello territoriale evidentissime. Se nel Comune di Potenza non arriva nei rubinetti delle abitazioni il 71% di quanto immesso in rete, a Chieti si tocca il 70,4%, a L'Aquila il 68,9% a Latina il 67,7% e a Cosenza il 66,5%. Per contro a Milano le perdite idriche raggiungono il 13,4%, a Pordenone il 12,1% a Monza l'11%, a Pavia il 9,4% e a Como, la città più virtuosa d'Italia, il 9,2%. Non tutto il Sud, comunque, versa in condizioni «disastrose»; fortunatamente ci sono delle situazioni virtuose che vanno doverosamente segnalate. Se, ad esempio, nel comune di Trapani la dispersione raggiunge solo il 17,2% dell'acqua immessa in rete, a Brindisi il 15,7% e a Lecce il 12%; un valore, quest'ultimo, addirittura inferiore a quello riscontrato nel comune di Milano.

In un periodo in cui nel Mezzogiorno non piove dallo scorso inverno e le temperature in questi mesi estivi hanno raggiunto livelli spaventosamente elevati, avere in questa ripartizione geografica una dispersione superiore al 50% dell'acqua potenzialmente utilizzabile è un vero e proprio «delitto», lo definisce l’ufficio studi della Cgia di Mestre.

La situazione regionale

A livello regionale, dunque, la situazione più critica è in Basilicata dove la dispersione d'acqua su quanto immesso in rete è pari al 65,5%. Seguono l'Abruzzo con il 62,5%, il Molise con il 53,9%, la Sardegna con il 52,8% e la Sicilia con il 51,6%. Per contro, la Lombardia con il 31,8%, la Valle d'Aosta con il 29,8 e l'Emilia Romagna con il 29,7% sono le aree più virtuose del Paese. In linea di massima, la dispersione è riconducibile a più fattori: alle rotture presenti nelle condotte, all'età avanzata degli impianti, ad aspetti amministrativi dovuti a errori di misurazione dei contatori e agli usi non autorizzati (allacci abusivi)

Gli interventi di ammodernamento

Per la realizzazione di nuove infrastrutture idriche primarie, la riparazione, la digitalizzazione e il monitoraggio integrato delle reti idriche per diminuire le perdite d'acqua, il PNRR ha messo a disposizione ben 4,3 miliardi di euro. A queste risorse va aggiunto un altro miliardo che nello scorso mese di maggio è stato assegnato al ministero delle Infrastrutture per ridurre le perdite nelle reti di distribuzione. Soldi che «dobbiamo spendere bene e in fretta se vogliamo finalmente tappare tutte le falle che sono presenti nella nostra rete idrica». Inoltre, secondo la Cgia di Mestre, potrebbe non essere sufficiente creare nuovi invasi, razionalizzare i consumi e mettere a nuovo la rete di distribuzione. Come hanno fatto con successo l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Kuwait, Israele e in parte anche la Spagna, «non è da escludere che anche l'Italia debba puntare sull'utilizzo dei dissalatori».

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