Un furto sacrilego, probabilmente
su commissione, e che ha creato molta impressione in una
comunità locale da sempre devota a papa Wojtyla, che con la
gente d'Abruzzo amava intrattenersi durante le sue numerose
escursioni sul Gran Sasso. Degli sconosciuti hanno prelevato la
notte scorsa le sue reliquie, tra cui una rara ampolla del suo
sangue, dalla chiesetta di San Pietro della Ienca, vicino
L'Aquila. Indagano i carabinieri, e la Procura ha già aperto un
fascicolo.
"È un furto su commissione, ne sono certo - afferma Pasquale
Corriere, ex consigliere comunale a L'Aquila e ora presidente
dell'associazione culturale 'San Pietro alla Ienca', promotrice
di varie iniziative attorno alle reliquie del papa polacco che
sarà canonizzato in aprile -; non hanno toccato altro eccetto la
reliquia con il sangue e il crocifisso. Non hanno forzato la
porta della sagrestia, non hanno rotto le due cassette delle
elemosina, perciò sono convinto che fosse mirato". E Il furto
sacrilego ripropone la questione delle misure di sicurezza sulla
chiesetta che, dopo un periodo di chiusura ai fedeli, di giorno
è spesso aperta al culto. "Avevo sollecitato l'installazione di
telecamere e di sistemi di allarme, ma purtroppo non è stato
fatto - si lamenta Corriere -. I ladri hanno segato una sbarra
di ferro della finestra, sono entrati e hanno asportato la
reliquia". A scoprire il furto, questa mattina, il parroco Josè
Obama.
La speranza - aggiunge Corriere - è che i responsabili si
pentano e restituiscano il maltolto, o che vengano presto
individuati e arrestati. Le indagini dei Carabinieri, coordinati
dal comandante provinciale Savino Guarino, procedono serrate,
con sopralluoghi dentro e fuori del santuario. La curia aquilana
ha anche informato del furto la Santa Sede, che - fa sapere la
curia - attende lo sviluppo delle indagini.
Giovanni Paolo II si era recato per ben 112 volte in veste
ufficiale, e altre - si dice - in segreto, nel piccolo santuario
di montagna. Le reliquie erano state donate al santuario,
proprio allora dedicato a Giovanni Paolo II in ricordo delle sue
visite, nel 2011 dal cardinale Stanislaw Dziwisz.
La tristezza dell'arcivescovo Petrocchi. "Ho appreso, con tristezza e commozione, la notizia del
trafugamento della reliquia del beato Giovanni Paolo II, dal Santuario di S.
Pietro della Jenca - scrive in un comunicato l'arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Petrocchi -. Insieme alla più netta riprovazione per questo furto vile e
sacrilego, cresce in me la speranza che la preziosa reliquia venga al più
presto ritrovata e restituita alla devozione della nostra gente e di tutti i
pellegrini. Resta, infatti, vivissimo, nel cuore degli aquilani, il ricordo di
questo straordinario Papa, che ha tanto amato la nostra terra e ammirato le
nostre montagne. Rinnovo la fiducia nei Carabinieri e negli Organi inquirenti,
che stanno conducendo le indagini, nell’attesa che venga fatta verità su questa
profanazione, che offende profondamente la coscienza religiosa e civile del
nostro popolo. Invito tutti alla fervente preghiera di riparazione e di
invocazione, affinché lo Spirito del Signore - crocifisso e risorto - ci aiuti
a rispondere con la forza della carità alla ignobile provocazione, vincendo il
male con il bene, e ci consenta di imitare questo splendido “Padre della
Chiesa” (di cui abbiamo avuto la grazia e il privilegio di essere
contemporanei!) nell’arte di rendere ogni sofferenza una “occasione salvifica”,
per crescere nella comunione con Dio e tra noi. In particolare, faccio appello agli autori di questa
deprecabile azione affinché si aprano alla luce del Vangelo e restituiscano
quanto prima alla Chiesa Aquilana la reliquia del nostro Protettore, che sarà
presto innalzato agli onori degli altari".