venerdì 7 febbraio 2014
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«Si illude chi vede un centrodestra che ha già vinto». Roberto Formigoni non condivide l’ottimismo di chi somma le sigle gravitan­ti nell’area: «Senza le primarie e senza contenuti con­divisi non si vince, o si vince senza riuscire a governa­re, come nel ’94». Molto dipende dalla legge elettorale. Ma non può essere il tema monopolizzante. C’è un’e­mergenza lavoro e competitività drammatica. La leg­ge elettorale va fatta, c’è già una bozza, ma non è più rinviabile il salto di qualità del governo. Come procedere? La strada maestra è una crisi pilotata e un Letta bis, di modo che i nuovi attori politici e la nuova maggioran­za che sostiene il governo possa assumere un nuovo impegno. Mi riferisco in particolare a Renzi, non può atteggiarsi come uno che passa di lì per caso. È il prin­cipale azionista della maggioranza e non può uscirse­ne con un «non me ne occupo».Di legge elettorale si occupa. Come giudica la bozza siglata con Berlusconi, bipolare o bipartitica? Hanno tentato il bipartitismo, ma hanno dovuto cam- È chiaro che Forza Italia da sola non ce la fa. Ma è illusorio attaccarsi ad essi. Sono la fo­tografia del passato, il cantiere del centrodestra è solo all’inizio. E c’è tanto da lavorare. A febbraio 2013 ab­biamo perso milioni di voti. Che cosa serve? Nel 2001 vincemmo dopo aver dato vita per un anno e mezzo all’Officina per un programma condiviso. Sia­mo di fronte a una grande emergenza etica, non è scon­tato mettere al centro delle politiche fiscali la famiglia e non lo è nemmeno opporsi al sincretismo e al relati­vismo con cui, ad esempio, attraverso la legge sull’o­mofobia, si vuole introdurre il concetto di gender. Poi c’è un problema di metodo per la scelta del leader. Le primarie? Certo, e qui Forza Italia sbaglia. Come giudica la scelta di Casini? Fa bene ad accettare la logica bipolare, fa male se sceglie Fi. Solo in un gran­de cantiere con noi potrà passare quel cambiamento che tante volte ha auspicato. Anche i Popolari per l’Italia guardano al Ppe. Bene, e all’amico Mauro dico: lavoriamo insieme. Il P­pe, però, non è un contenitore del centro, è il centro­destra che in Europa si contrappone alla sinistra e al Pse. È questo l’equivoco da cui uscire.
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