ROMA Chi ha vissuto con lui questa difficile giornata assicura che il capo di Stato maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi - napoletano, 63 anni il prossimo 21 giugno, quando dovrebbe lasciare l’incarico - è rimasto «sbigottito » di fronte alle notizie del suo coinvolgimento nel filone siciliano dell’inchiesta sul petrolio che ha portato alle dimissioni del ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. Quello stupore che l’ammiraglio ha messo nero su bianco in uno stringato comunicato. «Non conosco sulla base di quali fatti il mio nome venga associato a questa vicenda. La cosa mi sorprende e mi amareggia, e tutelerò la mia reputazione nelle sedi opportune », ha scritto l’ammiraglio. Quello che è certo è che De Giorgi - uno degli alti ufficiali italiani più conosciuti, anche in ambito internazionale - non ci sta a finire la sua carriera con questa macchia sull’uniforme: per questo ha dato mandato al suo ufficio legale di prendere contatto con gli inquirenti per poter chiarire, «quanto prima», la sua posizione. De Giorgi («hobby vela, equitazione, giardinaggio, falegnameria e motociclismo », dice la sua biografia) è figlio d’arte. Il padre, l’ammiraglio Gino De Giorgi, si è seduto sulla stessa poltrona di capo di Stato maggiore tra il 1973 ed il 1977, ed è stato il fautore della Legge Navale del 1975. Al vertice della Marina Giuseppe De Giorgi si è insediato nel gennaio 2013 (sotto il governo Monti, con ministro della Difesa l’ammiraglio Di Paola), a conclusione di una carriera molto operativa: è stato a capo delle forze aeree della Marina, delle forze navali d’altura, ha ricoperto il ruolo di comandante italiano delle Forze marittime di Reazione rapida della Nato e della Squadra navale, la 'spina dorsale' della Marina. Da capo di Stato maggiore - in tempi di vacche magre sul versante dei bilanci - ha messo mano a una profonda riorganizzazione della Forza armata, razionalizzando enti e reparti, cercando economie con il fai-da-te (ha creato un ufficio per la progettazione delle navi e nuclei per il ripristino delle infrastrutture composti da militari), dando impulso soprattutto alla componente operativa: negli ultimi anni la flotta della Marina ha navigato come non mai. Inoltre, nonostante la scure dei tagli, è riuscito a farsi assegnare cinque miliardi di euro per la costruzione di nuove navi: un risultato che gli è valso le invidie di alcuni. Ma De Giorgi - premiato quale «Militare dell’anno» dagli Usa per essere stato il regista dello sbarco dei 'caschi blu' italiani alla frontiera tra Libano e Israele, nel 2006 - è ritenuto soprattutto l’inventore di 'Mare Nostrum': la maxi-operazione di soccorso in mare, lanciata dopo il naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, costata nove milioni e mezzo di euro al mese, 114 milioni in tutto, e che in poco più di un anno ha salvato circa 160mila migranti. «Non si lascia nessuno in mare», è il
mantra dell’ammiraglio. E dai parlamentari 5 Stelle è giunto un auspicio: «Ci auguriamo che si approfondisca in particolare sull’acquisto di nuove navi militari da parte del governo Renzi, per un costo globale di 5,4 miliardi», dicono in una nota ricordando che il Movimento «denunciò fin dal primo giorno» questa operazione «che vede il coinvolgimento diretto anche della Difesa, nella persona del ministro Roberta Pinotti, per la quale riteniamo corra l’obbligo di venire a riferire in Parlamento».
© RIPRODUZIONE RISERVATA La prima difesa del capo di Stato maggiore della Marina: non conosco sulla base di quali fatti il mio nome venga associato a questa vicenda L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi