Quanto Renzi ha detto a Firenze durante il bilaterale con Angela Merkel non è estraneo a quello che sta accadendo a Roma in vista dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Il premier - con la cancelliera che annuiva vistosamente - ha tracciato un quadro politico e macroeconomico in evoluzione positiva, una cornice quasi ideale e insperata fino a pochi mesi fa che l’Italia deve sfruttare a pieno. Perciò l’idea che sta maturando, in vista del primo incontro di lunedì con i gruppi parlamentari Pd, è quello di un vero e proprio invito alla «responsabilità nazionale». In cosa consista il «patto» che il premier propone in primis al suo partito, e poi a tutti gli altri, lo si può capire da un’altra frase rivelatrice pronunciata a fianco alla leader tedesca: «Per il 2015 non guarderò ai sondaggi». È l’indicazione di un anno di impegno straordinario da parte di tutte le forze politiche per realizzare le riforme strutturali e sfruttare la congiuntura costruita giovedì dalla Bce. Una sorta di 'anno-bianco' dopo il quale potrà esserci - se ogni tessera andrà al suo posto - un po’ di serenità sui conti pubblici e anche qualche margine aggiuntivo concesso dall’Ue per spingere la crescita. Una tregua di dodici-massimo-diciotto mesi dopo la quale, se si vorrà, potranno essere regolati tutti i conti interni. Anche con il congresso e il voto anticipato, se necessario. Il primo passo del «patto» è dare presto un presidente della Repubblica al Paese. Nonostante tutte le precauzioni del caso, il sogno resta quello di eleggerlo al primo voto. La disponibilità di M5S a far votare dai propri militanti una rosa proposta dal premier è valutata positivamente, ma richiede uno sforzo enorme per individuare un profilo ultratrasversale dotato della necessaria competenza ed esperienza. Impresa difficile, anche perché scarterebbe a priori due nomi come Visco e Amato che i pentastellati nemmeno prenderebbero in considerazione. Ma non è detto che Renzi e Grillo abbiano davvero voglia di dialogare, né il premier, arrivati a questo punto, valuta più l’idea di considerare M5S sostitutiva di Forza Italia. Se si aggiungono, è il ragionamento, bene. Altrimenti si va avanti. Nelle poche ore passate con Angela Merkel a Firenze, Matteo Renzi ha avuto la possibilità di saggiare anche un altro ingrediente della minestra: l’estremo interesse delle cancellerie europee. Un 'grande elettore' che è pronto a storcere il naso di fronte a profili troppo sbiaditi rispetto allo stato di emergenza che ancora vive il Paese.