A furia di lanciare nomi attraverso i sussurri nei corridoi del Parlamento, ora c’è una vera e propria rissa a centrocampo. È quello che Matteo Renzi voleva per misurare tutti i veti incrociati e piazzare il colpo giusto al momento giusto. C’è però un nome che il premier ha tassativamente ordinato di tenere fuori dai giochi, di non mischiare agli altri: Ignazio Visco, governatore di Bankitalia. Per rispetto verso l’istituzione che rappresenta, ma anche perché può essere la carta che rompe ogni eventuale
impasse che dovesse registrarsi dopo la terza votazione, alla vigilia della quarta e quinta chiama, quelle decisive per non precipitare verso il caos.
La rosa a Bersani, il nome secco a Berlusconi. Il metodo su cui si sta riflettendo in questi giorni a Palazzo Chigi è più o meno questo: si presenta a Bersani, e in generale all’intera minoranza Pd non ostinatamente antigovernativa, una rosa di nomi nei quali, al momento, vengono inseriti Sergio Mattarella, Walter Veltroni e Piero Fassino. Se la sinistra ne sceglie uno, quello sarà portato all’attenzione di Berlusconi. Se invece l’aria di minoranza dei democratici farà distinguo e non assicurerà compattezza, allora il premier ne guadagnerà in autorevolezza per fare la sua proposta su entrambi i tavoli, all’ex Cav. e alla parte riottosa dei suoi grandi elettori.
Il presidente «alla tedesca» e la carta-Visco. In questi giorni di grande tatticismo la vera sfida è provare a fare un po’ di politica. Il ragionamento che molti hanno sentito fare a Renzi riguarda l’intreccio tra nuova legge elettorale (e riforma costituzionale) e presidente della Repubblica: se l’Italicum passasse, l’Italia avrebbe la certezza matematica, ad ogni elezione, di avere un premier forte e con una maggioranza ampia. Il ruolo di 'supplenza politica' che spesso il capo dello Stato ha dovuto svolgere negli ultimi anni avrebbe meno motivi di esistere. Resterebbe invece la funzione di 'mantello istituzionale' che il Quirinale ha nei confronti dell’Europa e dei partner internazionali. Il mix tra queste due riflessioni traccerebbe il profilo di Ignazio Visco. C’è da dire che i rapporti tra premier e Bankitalia in questi mesi non sono stati idilliaci. E c’è da mettere in conto la voce delle opposizioni - specie di M5S - che si leverà contro un uomo che sarebbe considerato espressione delle 'grandi banche', se non della Trojka.
Le mail dal Pd a M5S: lo votate Prodi? È un vero e proprio segreto che ieri circolava soprattutto al Senato. Alcuni democratici starebbero sondando i pentastellati per sollecitarli a votare Romano Prodi dalla seconda chiama. Una mossa della minoranza Pd per far trovare Renzi di fronte ad un fatto compiuto. Se al termine della terza chiama il Professore avesse circa 400 voti, allora il premier sarebbe 'costretto' a stare al gioco e ufficializzare la sua candidatura. Ieri, al termine della segreteria Pd, un membro del direttivo democratico ha chiesto a Renzi cosa ne pensa davvero del fondatore dell’Ulivo. La risposta dell’ex sindaco di Firenze è stata enigmatica: «Bisogna evitare di fare il botto come l’altra volta». Potrebbe essere scambiato per un «no», oppure potrebbe voler dire che se i voti parlamentari prendessero una determinata piega lui non avrebbe problemi a metterci il timbro. È l’incognita che più turba i piani di Palazzo Chigi. Tuttavia, sinora da M5S non è arrivato nessun segnale di disponibilità su Prodi, nonostante il Professore fosse nella lista delle 'Quirinarie' del 2013. A proposito di grillini, non è ancora chiaro come si muoveranno tra due settimane. Forse non sarà lasciata la scelta ai militanti registrati sul sito dell’ex comico. Si valuta di usare il 'metodo-Sciarra', ovvero aspettare un nome 'potabile' dal Pd. Oppure di proporre alla base una rosa scelta dai gruppi parlamentari.
Domani la direzione della verità. Saltato l’incontro con i senatori sull’Italicum (per consentire di prolungare la trattativa sino a lunedì), il primo vero test sulla compattezza del Pd si avrà con la direzione di domani. La minoranza sta preparando un assedio a più livelli: fisco, legge elettorale, riforma istituzionale. Anche l’area cattolica del partito cerca di organizzarsi: martedì sera in 57 si sono visti a cena con il vicesegretario Lorenzo Guerini per strappare qualche garanzia.